Sì al dialogo, ma Roma Capitale si farà. È stato il sabato dellultimatum per il sindaco Gianni Alemanno, che dopo gli entusiasmi per lo storico disegno di legge che dovrebbe consegnare i poteri speciali a Roma, frena in anticipo le polemiche e avverte: la riforma, appena iniziata, non può essere bloccata.
È stato il presidente della Regione Piero Marrazzo, a riaprire la polemica, rilanciando lidea di una Capitale con più poteri ma in una Regione a Statuto Speciale. Marrazzo giudica infatti lemendamento approvato dal Consiglio dei ministri «debole» e incostituzionale nella misura in cui «si cambia la Costituzione per via ordinaria». «Dare i poteri a Roma Capitale su area vasta, unarea metropolitana, e avere una Regione a statuto speciale in quanto ha la peculiarità di ospitare Roma. Mi sembrava che avessimo intrapreso questa strada - ricorda Marrazzo - e la Commissione potrebbe già arrivare a tutto questo nella prossima settimana. Sono per i poteri a Roma, ma questo strumento è debole e non li porterà».
Ma Alemanno è daccordo solo fino a un certo punto: «La riforma per Roma Capitale che è partita ieri (venerdì, ndr) in Consiglio dei Ministri si può migliorare ma non può essere fermata. Nessuno pensi di utilizzare lo strumento della concertazione per fermare la riforma o rinviarla ad un futuro lontano. Non possiamo aspettare una nuova modifica costituzionale, che impiegherebbe almeno due anni per essere approvata, ma vogliamo applicare larticolo 114 della Costituzione che già oggi prevede il ruolo speciale di Roma Capitale». Alle obiezioni di Marrazzo replica anche il senatore di Alleanza Nazionale Andrea Augello: «La norma approvata dal Consiglio dei ministri devolve poteri dello Stato e crea la possibilità di dotare la Capitale di alcuni poteri speciali, soltanto sul piano amministrativo, anche in materie fino ad oggi di competenza regionale. Per fare questo non bisogna cambiare la Costituzione». E sullipotesi di Regione a Stato speciale Augello ricorda a Marrazzo che «questa strada è già stata battuta dal centrodestra e dalla Giunta che lo ha preceduto». Su due punti cè laccordo: il dialogo è ancora aperto e Roma deve avere i poteri di una Capitale.
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