Cultura e Spettacoli

Il diario sul Vietnam salvato dalle fiamme

Le peripezie del quaderno di guerra della dottoressa Dang Thuy Tram, morta nel conflitto: conservato per 35 anni da un soldato americano, finito in rete e solo ora pubblicato

Trecentomila copie vendute in poche settimane, un record letterario senza precedenti per le librerie del Vietnam. Articoli che risaltano sulle copertine dei periodici, discussioni ai talk-show televisivi, turisti che accorrono a centinaia a vedere la sua statua, tirata su in tutta fretta tra le rovine di quella che era stata la sua clinica, nella remota provincia di Wuang Ngai.
Di lei rimangono solo poche fotografie, ma Dang Thuy Tram è già diventata l’Anna Frank di un Vietnam che, a 31 anni dalla fine della guerra, attraverso il suo diario torna a rivisitare gli anni del comunismo, del nemico americano, dei bombardamenti al napalm.
Dang Thuy Tram aveva 27 anni quando è rimasta uccisa durante un assalto delle truppe statunitensi; da tre anni lavorava come dottoressa presso una clinica militare e ogni sera, prima di addormentarsi, scriveva il suo diario. Come quello della ragazzina ebrea nascosta per anni in un soppalco di una casa olandese prima di essere catturata dai soldati nazisti, anche il diario della giovane Tram regala i retroscena di una guerra che, giorno per giorno, l’aveva spinta a regalare il suo cuore sofferente alle pagine di un libriccino.
Amava il comunismo vietnamita, la giovane dottoressa coi lunghi capelli setosi, gli occhi pieni di sogni e la pelle bianca come la luna. Amava il suo lavoro e amava i feriti che le chiedevano inutilmente di salvare loro la vita, mentre scarseggiavano farmaci e speranza.
Ma la guerra e le centinaia di vite spezzate dalle bombe l’avevano anche riempita di una melanconia esistenziale che le pagine del suo diario bestseller ripresentano oggi ai giovani vietnamiti come un duro conto da pagare con la memoria. Quei giovani vietnamiti figli di un Paese che dal 1975 in poi ha assistito ad un boom delle nascite tale da poter dire che i due terzi della sua popolazione di oggi sono nati solo dopo la fine ufficiale della guerra.
Anche la storia del ritrovamento del diario di Dang Thuy Tram ha in sé qualcosa di affascinante e contribuisce al fenomeno del Nhat Ky Dang Thuy, il titolo in lingua vietnamita di un libro che farà presto il giro del mondo: negli USA sarà la prestigiosa casa editrice Random House a portarlo nelle librerie, mentre i diritti internazionali verranno venduti, come sempre, al migliore offerente e Hollywood sta già progettando la consueta versione per il grande schermo.
È stato un soldato americano a trovare quel libriccino, per caso, prima di bruciarlo. Fred Whitehurst, oggi un avvocato che vive nel Nord Carolina, era il responsabile degli interrogatori militari e della censura per la zona dove si trovava la clinica presso la quale lavorava la Tram. Fred trascorreva svariate ore al giorno davanti ad un bidone in fiamme, bruciando libri e documenti ritenuti pericolosi. Ad un certo punto però il suo fedele traduttore, Nguien Trung Hieu, l’aveva chiamato in disparte e gli aveva messo in mano un libriccino slabbrato e unto. «Non bruciare questo manoscritto, Fred», l’aveva implorato, «è già divorato dalle fiamme».
Mentre lo leggeva Whitehurst si innamorò della ragazza e della sua profonda solitudine. «Fin dalle prime pagine mi sono legato profondamente a quell’essere umano, alle sue sofferenze».
La giovane Anna Frank vietnamita aveva già scritto altri due diari in precedenza, ma erano andati perduti, per cui questo memoriale comincia a metà di un racconto e finisce con alcune pagine bianche. «Un giorno», scrive la Tram, «se sarete sopravvissuti e vivrete nel sole splendente del socialismo, ricordatevi di noi che siamo morti per voi».
Due giorni prima di essere uccisa, la giovane dottoressa aveva espresso la sua profonda solitudine: «Come desidero una mano materna che mi accarezzi e mi protegga. Per favore vieni da me e tienimi la mano, amami e dammi la forza di proseguire su questo difficile cammino». Tornato negli Stati Uniti, Whitehurst ha conservato gelosamente quelle pagine ma poi, l’anno scorso, si è convinto a cedere il diario agli archivi vietnamiti dello stato del Texas, presso l’università di Lubbock. I professori hanno poi rintracciato i familiari della scrittrice e, in una cerimonia commovente, la madre e la sorella della Tram sono state invitate nel Texas a ritirare ufficialmente il diario.
«Stringere quel libretto», ha raccontato l’anziana madre, Doan Ngoc Tram, «è come stringere l'anima di mia figlia. Leggendolo ho ritrovato la giovane donna piena di coraggio che voleva cambiare il mondo. Ci aveva scritto molte lettere dall’ospedale, ma non aveva mai espresso una tale solitudine, tali dolori».
Per alcuni mesi il sito Internet degli archivi texani su cui appariva la versione integrale in inglese del diario, è stato preso d’assalto dai visitatori, finché sullo schermo non è apparsa una breve frase: «Spiacenti, ma i diritti del diario di Dang Thuy Tram sono in mano ad un agente letterario, la Carol Mann Agency di New York». E ci vorranno ancora alcuni mesi prima che la sussidiaria della Random House, la Harmony Books, lo pubblichi negli Stati Uniti.
«La guerra non si preoccupa mai di nessuno», aveva scritto nel suo diario la Tram, che aveva anche definito gli americani dei «demoni assetati di sangue». Sua madre ha ammesso che era andata al fronte alla ricerca di un giovane, che nel diario viene introdotto con la lettera M. Ma quel soldato l’aveva presto abbandonata. «Dove sei, M.?», scrive l'autrice del diario, «perché mi sanguina ancora il cuore?».
Fred Whitehurst adesso è considerato un eroe in Vietnam: ad ogni suo viaggio viene festeggiato dalla popolazione e la madre della Tram lo accoglie in casa sua come un figlio.

Intanto i giovani vietnamiti corrono a comperare quel diario nel quale la triste dottoressa, a pochi giorni dalla sua morte, aveva scritto a se stessa: «Dimenticati tutto l'amore che ti brucia nel cuore e fai attenzione al tuo lavoro! Non riesci a sentire il suono dei cannoni che cantano l’inizio dell'Offensiva di primavera?».

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