Due batoste in una. La prima è quella scolpita dalla notte del Camp Nou: l’eliminazione dai quarti di Champions che si trascina dietro il fiume di veleni e di polemiche legati al ruolo esercitato dall’arbitro olandese e dal rigore del 2 a 1 fischiato contro natura e contro regolamento (palla non ancora in azione quando Nesta trattiene Busquets, appena parte c’èPuyol che fa blocco sul milanista). Nessuno ha l’ardire di mettere in discussione la qualificazione del Barcellona, per la quinta volta di seguito approdato al traguardo delle semifinali: è una sequenza strepitosa degna della miglior squadra del mondo. In tanti, a Milanello, invece hanno voglia di segnalare e sottolineare quell’episodio spartiacque della sfida che non si può subire facendo finta di niente.«Adesso capisco perchè Mourinho quando arriva a Barcellona s’incazza » è la frase-simbolo con cui Ibrahimovic ha strizzato l’occhio al suo maestro di un tempo denunciando il clima di simpatia che accompagna la marcia trionfale dei catalani. Adriano Galliani, dopo il silenzio di martedì, ha messo in chiaro il pensiero rossonero: «Rendiamo omaggio al Barcellona e alla sua grandezza, ma il Milan è l’unica squadra che ha la chimica per metterlo in difficoltà, come ha già dimostrato. Però se fossimo arrivati in pareggio all’intervallo forse avrebbero stravinto, forse sarebbe finita in modo diverso».
La seconda batosta è quella legata al calvario di Pato che è tornato da Barcellona, lo stadio del suo gol fulmine di settembre 2011, con la morte nel cuore e un muscolo della coscia sinistra ferito.Di qui l’ennesimo summit celebrato ieri a Milanello con l’intervento di Galliani che deve poi riferire a Silvio Berlusconi, il presidente, il protagonista principale del dietro-front nella famosa trattativa col PSG imbastita da Galliani per consentire al club di strappare Tevez al Manchester City. Due batoste del genere possono lasciare il segno anche su un toro, specie su una squadra che si ritrova sul collo il fiato della Juve, a due soli punti di distanza ormai.
Ora i due rivali per lo scudetto sono alla pari dal punto di vista degli impegni: solo il campionato scandito da tre impegni ravvicinati ( Fiorentina, Chievo Verona e Genoa per i rossoneri). Le differenze nel frattempo scavate non sono poi così modeste, è sufficiente un piccolo calcolo per coglierne le dimensioni. Il Milan, fino a martedì notte, ha infatti disputato, dal 6 agosto, giorno della supercoppa d’Italia a Pechino, la bellezza di 45 partite (30 in campionato, 10 in Champions league, 4 in coppa Italia più quella cinese) mentre la Juventus è ferma a quota 34, ben dieci in meno. Perciò nel duello tricolore può risultare decisivo il contributo di coloro i quali non hanno tirato fin qui la carretta, Pato è un capitolo a parte.
Il primo in cima alla lista è Antonio Cassano, che ieri, in ossequio al via libera ricevuto dai medici, ha svolto il primo allenamento ufficiale con i resti del Milan di ritorno dalla Spagna. «Sta tornando calciatore » è la frase giunta da Milanello che ha riempito di soddisfazione Prandelli e può rallegrare persino Allegri. La sua intesa perfetta con Ibrahimovic, interrotta la notte di Roma-Milan, dopo lo sbarco dall’aereo alla Malpensa, è una delle risorse da sfruttare nelle otto partite conclusive del torneo. Con Fantantonio, adispettodiunaschienaconciata, c’è anche Van Bommel in via di completa guarigione.
Due batoste del genere possono lasciare lividi non solo sulle sagome del Milan ma scavare anche insicurezze improvvise. Non accadde l’anno prima, quando il Milan si ritrovò a vivere la stessa condizione, con l’Inter al posto della Juve,fu Allegri a mantenere la calma e a seminare fiducia dentro uno spogliatoio che dovrebbe essere vaccinato a ogni avversità. Che a Torino abbiano maturato il convincimento di riuscire nell’operazione sorpasso, è documentato non solo dal predicozzo di Conte ai suoi dopo il 3 a 0 sul Napoli, ma anche dalle parole di John Elkann, presidente Fiat, ieri intervistato al Lingotto. «Meglio lo scudetto o la coppa Italia? Tutti e due. La Juve sta giocando bene in campionato e in coppa ma come dice-Conte non è il momento di allentare la concentrazione».
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