Il dibattito che non c’è

È una vera e propria casta, quella che sui giornali parla continuamente di modificare la legge 194. È una trasversalità numericamente modestissima che frequenta gli snodi dell’informazione. È una lobby che ti propina un’intervista al giorno per auspicare ipocriti «miglioramenti» a una legge che non solo palesemente funziona (gli aborti calano anno dopo anno, sempre) ma che la stragrande maggioranza degli italiani giudica buona così com’è: centrodestra compreso, e chi ha da ridire vada a sbirciarsi i sondaggi sul tema. Quindi non m’interessa quante lettere di protesta possano arrivare, non m’interessano i comitati etici di destra o di sinistra, non m’interessa Giuliano Ferrara che col suo 0,37 per cento titilla il governo circa urgenze che non ci sono: chi dice che «in Parlamento ci sono i numeri per sgretolare la 194», come Famiglia Cristiana, sappia che i numeri in compenso non ci sono nel Paese, sappia che la democrazia sta da tutt'altra parte.

Legge che vince non si cambia: Silvio Berlusconi, nel suo discorso d’insediamento, ha parlato di «ringiovanire l’Italia e farla uscire dal rischio della denatalità», «rimuovere le cause materiali dell’aborto», «varare un grande piano nazionale per la vita e per la tutela dell’infanzia». Occupatevi di questo, grazie: con la 194, non vi fosse chiaro, c’entra zero.

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