Claudia Passa
Celebrare la caduta del muro di Berlino esortando gli studenti alla ribellione contro il governo Berlusconi. Accade anche questo nei licei della capitale. Allo scientifico «Primo Levi», per la precisione, dove lanniversario della fine della guerra fredda sembra aver fatto rialzare (metaforicamente) le barricate ideologiche. A far da detonatore di una situazione di malessere che da tempo serpeggia nellistituto, un convegno organizzato lo scorso 9 novembre in occasione della Festa della Libertà. Oratore unico (e a senso unico, raccontano i presenti), lex giudice ed ex senatore del Pci Ferdinando Imposimato. Uniniziativa che ha fatto discutere, al punto che un professore sè sentito in dovere di prendere carta e penna per rivolgersi al preside, alla «commissione biblioteca», a tutti «i colleghi che hanno assistito al convegno del 9 novembre».
«Io credo - si legge nella missiva - che abbiamo (tutti, io compreso, perché avrei dovuto segnalare prima le mie perplessità) commesso un grave errore ad impostare un convegno su un argomento come quello che si è affrontato, con un unico oratore le cui posizioni sono ben note, senza alcun contraddittorio e con la possibilità preannunciata che il suo discorso scivolasse su temi che poco hanno a che fare con quello che la giornata richiedeva». Ergo, la polemica politica attuale sulle riforme introdotte dalla Casa delle Libertà. «Associare il crollo del regime comunista - scrive ancora il prof - e il conseguente allargamento della democrazia alle modifiche della costituzione è unindiscutibile forzatura; una sorta di assist che non poteva non essere sfruttato al meglio da un abile comunicatore».
«È accaduto nella nostra scuola - insiste il prof, parlando della ricorrenza del crollo del muro comunista - che tale occasione si sia tramutata in un pretesto per lattuazione di uniniziativa politica di parte del solo relatore presente, ancorché autorevole per i meriti professionali che gli sono riconosciuti, il quale si è profuso in un violento attacco al governo, reo, a parer suo, di diffondere lillegalità, di soffocare la libertà degli italiani e, in ultimo, di attentare alla costituzione e quindi alla democrazia».
Evitando «ogni richiamo ai terribili effetti che ideologie perverse e fallimentari hanno prodotto nellEuropa del 900 - prosegue la lettera -, il giudice Imposimato ha trovato loccasione per scagliarsi contro le leggi volute dalla maggioranza del Parlamento, dando lidea ai ragazzi che assistevano, di vivere in un paese governato da una masnada di scaltri faccendieri impegnati a curare linteresse del capo cordata (o capo cosca) Berlusconi. Senza alcun accenno a possibili ragioni della parte avversa, la requisitoria contro le malefatte del governo si è risolta nellaccorato appello ai ragazzi presenti, alla ribellione e alla mobilitazione in difesa della Costituzione che la maggioranza vorrebbe calpestare».
Dunque, laffondo finale: «Non è mia intenzione - si conclude la missiva - entrare nel merito delle convinzioni del dottor Imposimato, che ha diritto di esprimerle e sostenerle. Ciò che pretendo di discutere, da insegnante che ritiene fondamentale, nel suo ruolo di educatore, tenere sempre presente il complesso delle posizioni e articolazioni che un argomento sottintende, è lopportunità di offrire ai nostri ragazzi una visione così parziale ed esclusiva senza pensare alle conseguenze che tali insegnamenti possono indurre, non solo nelle loro idee, ma anche nei loro comportamenti. Qualche evento del passato ce lo insegna: dovremmo pensarci e tenerne conto.
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