il dibattito su Craxi

2I SOCIALISTI
Fare giustizia

di tante bugie
La lettera, ottima e totalmente condivisibile, inviata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla vedova di Bettino Craxi nel decennale della morte, fa giustizia delle bugie e delle infamie che in questi anni, e perfino in queste ore, sono state pronunciate a proposito dell'ex segretario del Psi. Il messaggio di Napolitano riconcilia l'Italia migliore con una bella storia del novecento italiano. La bella storia è la storia del Psi che nel novecento ha reso l'Italia più libera. Una posizione davvero esemplare soprattutto se messa a confronto con la strumentalizzazione di certe posizioni del Pdl e, al di là dei patetici grillismi, degli accenti vergognosi del solito Di Pietro, mostruosità politica creata da una gestione fallimentare del centro sinistra che il nuovo corso del Pd di Bersani vuole superare. C'è da augurarsi che quanto avvenuto in questo decennale serva veramente a voltare pagina.
Oggi, se si ripenserà con la dovuta attenzione e serenità all'opera politica svolta dal Partito Socialista Italiano e da Bettino Craxi - dalle leggi sui diritti civili (aborto, divorzio) allo Statuto dei Lavoratori, dall'abbattimento della scala mobile all'autonomia e alla sovranità italiana rimarcata nei confronti degli Usa a Sigonella, dagli aiuti alle opposizioni democratiche e agli esuli cileni, greci, portoghesi alla firma del Concordato con la Santa Sede - si potrà contribuire a mettere in cantiere quelle riforme di cui il nostro Paese ha un disperato bisogno avviando finalmente un profondo e completo rinnovamento della sinistra italiana che contribuisca ad una forte innovazione della società italiana».
Mauro Gradi
Segretario Regionale Psi
Fabio Morchio
Direzione Nazionale Psi
Paolo Caviglia
Direzione Nazionale Psi

Segreterio Provinciale Genova
2PAR CONDICIO
Celebriamo anche

tutte le sue colpe
Abbiamo subito in questi giorni le celebrazioni, tra l’ufficiale ed il privato, della morte in Tunisia di Craxi. Molta gente che ha partecipato ha buoni motivi per spremere una lacrimuccia al ricordo di questo personaggio che è stato veramente un leader, per lo meno per loro. Parafrasando Ciampi, che disse che la CE ci (ci chi?) ha salvato, la classe politica di allora (in parte presente anche oggi) potrebbe dire che, al tempo, Craxi li ha salvati.
E sarebbe vero. I tempi erano di crisi politica, il Pci perdeva colpi e sicurezza dopo le barbarie sovietiche in Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia, la Dc era sempre più ingavonata nel suo sistema di «amici degli amici» in più il terrorismo rosso era rampante. La gente chiedeva qualcuno che li tirasse fuori da una crisi economica e di sistema che era già allora come un tuono oltre l’orizzonte. Arrivò Craxi, leader di un partito socialista in gravi ambasce (per il fatto di essersi identificato troppo con il Pci) che, usando le sue qualità di manipolatore di uomini attraverso i loro naturali difetti o meglio, i difetti che avevano distillato le classe politica e dirigente di allora, riuscì ad imbambolare Pci e Dc che cercavano qualcuno che togliesse loro le castagne dal fuoco.
Il fatto era ed è che l’Italia è divisa in due classi: lo stato-politica che ha il potere e dove non tutti si sentono cittadini come gli altri e tutti gli altri che hanno solo l’onore di pagare le tasse.
Craxi riuscì per un attimo a mettere tutti d’accordo. Come? Stampando soldi con le rotative come se fossero giornali e con questi soldi soddisfare tutti.
La grande industria, la politica, lo stato ed anche i cittadini che, se è vero che il tutto portò un’inflazione terribile, è anche vero che i Bot fruttavano il 25% all’anno. L’inflazione diventò un cespite perché più aumentavano i prezzi più lo stato incassava di tasse. Una teoria economica molto in voga tra gli addetti del tempo ma che stiamo scontando ancora oggi. Allora infatti cominciò la rincorsa del debito pubblico che per anni fu tenuto nascosto ad un popolo che di queste cose non capiva nulla.
E non dimentichiamo il gonfiaggio dello Stato in numero e costi che continua ancora oggi. Il disavanzo (cioè debiti) dello stato che non si riesce a fermare, troppa è l’abitudine. Il moltiplicarsi delle tasse dirette ed indirette per cercare di limitare il danno. La lenta morte dell’economia privata e familiare soffocata dai tributi, dalla burocrazia, dagli aumenti dei costi come bollette e dall’inflazione.
Dobbiamo anche ascrivere a Craxi la continuazione della mentalità per cui chi lavora nel privato è sempre e comunque un delinquente ed un ladro. Tanto di più se è piccolo. In questa bufera di soldi è probabile che impastando si sia sporcato le mani di farina. Ma da buon politico cercò di procurarsi simpatie verso paesi dove, forse per gli investimenti personali, forse per meriti politici, avrebbe potuto rifugiarsi quando il suo sistema fosse diventato traballante.
A questo proposito vorrei ricordare la proditoria liberazione del terrorista e assassino palestinese e musulmano dell’Achille Lauro. E traballante e fastidioso lo era diventato, sia per i problemi economici, sia perché Dc e Pci avevano ormai imparato come fare e quindi non avevano più bisogno di lui.
È curioso e forse non intenzionale il fatto che Craxi si fosse identificato come un Garibaldi. Ci fa sorridere che tutti e due siano stati usati dal potere vigente per fare qualcosa e poi messi in disparte. Garibaldi fu più fortunato perché maneggiò pochi soldi e si arrese subito a Teano.
Se le «celebrazioni» servono a ricordarci tutto questo ben vengano.
Pier Giorgio Zunino
2IL DISSENSO
Non riesco proprio

a santificarlo
Sono d'accordo quando Alessandro Gianmoena dichiara che Bettino Craxi abbia rappresentato l'esempio di una «socialdemocrazia riformista e atlantista» e a lui riconosco anche il merito storico di essere stato il primo leader di Governo a non chinare la testa davanti alla prepotenza americana nel caso «Achille Lauro», ma non riesco assolutamente a santificare la sua figura come molti in questi giorni stanno facendo.
Sentire Gianmoena definire «Tangentopoli» come «strumento di sopravvivenza durante la guerra fredda» mi fa rabbrividire. Pagare enti o privati per ottenere favori o passare denaro a partiti politici per ottenere favori è una viltà ed è contro ogni principio liberale che dovrebbe premiare non chi ha la possibilità di pagare, ma chi ha le doti e le possibilità intellettuale e pratiche per fare.
Bettino Craxi ha pagato su di se le colpe di tutto il sistema, sono d'accordo, ma quel sistema era vigliacco e malvagio. Pensare che il Pdl possa avere un comun denominatore con quel sistema è impensabile e se così fosse me ne dissocerei subito. Di Pietro ha usato un'azione giusta per attaccare solo una parte politica e come un golpe bianco ha spianato la strada alla sinistra comunista che con Occhetto nel 1994 sarebbe andata al governo indisturbata se non fosse arrivato Silvio Berlusconi che con animo liberale chiamò a raccolta i cittadini liberi che fondarono Forza Italia.
Se Silvio avesse chiamato intorno a se gli italiani, dipingendosi come l'erede del sistema craxiano credete che saremmo tutti accorsi? Credo proprio di no. Silvio parlava di partito liberale di massa e il Psi non lo era di certo.
Alessandro Gianmoena è stato il responsabile della formazione del Coordinamento dei giovani di Forza Italia presieduto da me, quando io sono stato il primo Coordinatore Cittadino giovanile di Forza Italia nel 1998 e fui proprio io a dargli il suo primo incarico nel partito ma fin da allora ricordavo ad Alessandro che le radici craxiane non erano di certo quelle a cui io mi ispiravo; pur sapendo che Forza Italia aveva una base molto eterogenea e con una presenza socialista ben delineata dalle figure di Ottonello e Don Gianni Baget Bozzo.
Craxi non è morto in esilio perché amava l'Italia. Non è più tornato perché altrimenti Di Pietro lo avrebbe fatto morire in un carcere come è successo al povero Gardini e a Cagliari. Non condanno Craxi per questo, ripeto, su di lui sono stati caricati i pesi di un sistema corrotto, ma ricordo che di quel sistema anche lui faceva totalmente parte. Non era incontaminato.
L'idea di Craxi continua con Berlusconi, caro Alessandro? Mi auguro sinceramente di no. Preferisco credere e pensare che il Pdl sia il partito del popolo e per il popolo, di qualunque estrazione sia, qualunque possibilità abbia. Un partito che considera le tangenti, come tu asserisci, «strumento di sopravvivenza durante la guerra fredda», non è il partito che sogno e che spero sognino i milioni di italiani che lo hanno votato e che lo voteranno. Ti confesso che pensare che se Biasotti diventerà Presidente della Regione Liguria tu diventerai Onorevole al suo posto e porterai con te questi pensieri mi fa un po’ paura, ma ripeto, l'eterogeneità sulla quale è nata Forza Italia prima ed il Pdl poi mi fa accettare che vi siano presenti molte ideologie e da liberale quale sono le accetto ma non le approvo.
Mi auguro solo che presto ci sia un congresso serio del Pdl e che si faccia largo a nuovi volti, che ci sia un ricambio generazionale serio che spazi via le mentalità lontane dal principio liberale che deve deplorare la corruzione sotto ogni sua forma e la piaggeria come metodo di carriera politica.

Speriamo succeda presto caro Alessandro, perché il mio timore è che anche in persone giovani come siamo io e te, sia incarnato un seme antico difficile da sradicare: l'assuefazione al sistema.
Luciano Silighini Garagnani
Presidente naz. Giovine Italia

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