DIBATTITO SUL SUD/1 I politici che fanno soltanto male

Silvio Berlusconi ha annunciato «un piano innovativo» per il rilancio del Meridione, così da far tacere i mugugni di chi, nel centrodestra, agitava l’idea d’un partito del Sud o d’un ministero per il Sud. In proposito sono state già espresse ieri da Nicola Porro, su queste colonne, valutazioni intelligenti che condivido in pieno. Ad esse voglio aggiungere con franchezza, e se volete con brutalità, una considerazione: nessun piano per il Sud potrà funzionare se lo gestirà la classe politica e amministrativa che al Sud ha fatto danni immani.

La «questione meridionale» - se la si considera nella sua realtà attuale e non in rabbiose rivendicazioni storiche - deve a mio avviso essere meglio definita come «questione della dirigenza politica meridionale». Lì è il male - nemmeno tanto oscuro - che intossica la vita pubblica a sud di Roma, che tarpa le ali allo sviluppo, che incentiva lo sperpero e la corruzione. (Lo scrivo ben sapendo che sperpero e corruzione ci sono anche al Nord, la Padania felix del verbo leghista è un’utopia, ma si tratta d valutare la gravità e l’ampiezza del fenomeno).

È troppo comodo, per i demagoghi agitanti vessilli borbonici, mettere sotto accusa il governo che nei confronti del Mezzogiorno sarebbe astioso, fazioso, negligente, inadempiente. I guai del Meridione provengono dal notabilato meridionale. Non lo scrivo io che potrei essere sospettato di bieca faziosità nordista. Lo affermano le statistiche, lo confermano esponenti della maggioranza.
Le cifre sono impietose. Il disavanzo strutturale della sanità, 4 miliardi di euro, va addebitato per l’80 per cento alle aree da Roma in giù: dove peraltro la sanità, che ha costi faraonici, ha anche, in generale, un livello qualitativo così basso che molti malati salgono al Nord per farsi curare. Maurizio Gasparri, presidente dei senatori berlusconiani - non un altoatesino - ha auspicato che al Sud vi sia un «uso tempestivo e corretto dei fondi» e che sia rimosso l’ostacolo di «quegli amministratori regionali che si sono rivelati i peggiori nemici del Sud». Italo Bocchino, vicepresidente vicario del gruppo Pdl alla camera - e voce del Meridione anche lui - ha spiegato che «un nuovo meridionalismo è possibile, ma soltanto se all’insegna del merito e dell’efficienza, e se non è piagnone, sprecone e clientelare».

Stando così le cose, mi riesce difficile capire su quale personale locale Berlusconi potrà fare

assegnamento per il suo piano innovativo. Farà piazza pulita del notabilato esistente, o lo convertirà, miracolosamente, a un credo virtuoso? Questo è il problema, non la buona volontà - indubitabile - di Palazzo Chigi.

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