«Dico no all’eutanasia mascherata»

Professor D’agostino, a un neonato è stata staccata la ventilazione nonostante il parere sfavorevole dei genitori. Cosa ne pensa?
«Questa è una situazione che bisognerebbe conoscere da vicino. Ogni caso clinico è un caso a se. Mi auguro che tutti i medici fossero convinti che un ulteriore trattamento fosse accanimento terapeutico. Ma spero che abbiano deciso secondo scienza e coscienza con il parere del comitato etico presente nell’ospedale».
Di sicuro i medici hanno deciso contro il volere dei genitori.
«Quello che conta è il giudizio clinico. L’accanimento terapeutico è illecito, crudele, futile e sproporzionato. Quindi non etico».
E il volere dei genitori con conta?
«Il loro atteggiamento è spesso tragicamente emotivo che merita rispetto sia quando dicono di fare tutto il possibile per tenere in vita il bambino sia quando dicono di lasciarlo morire».
Però non ha un peso rilevante il loro giudizio sulla malattia del bambino?
«Fino a un certo punto. Solo la scienza può capire se siamo di fronte a un caso senza speranza oppure no. Ma l’atteggiamento de medici dev’essere scientifico e deontologico».
A volte non avviene così?
«Purtroppo ci sono medici che sono favorevoli all’eutanasia pediatrica».
Esiste anche questa possibilità nel caso inglese?
«Non posso saperlo perché non conosco i dettagli. Ma il sospetto che gira nella mente di tutti è che i medici stanno cedendo alla tentazione dell’eutanasia pediatrica».
Professore, questa affermazione potrebbe sembrare quasi una diffamazione.
«È vero, io non mi riferisco al caso concreto, ma al clima culturale del nostro tempo che fa nascere il sospetto».
Quale sospetto, per l’esattezza?
«Che i medici, invece di operare per il bene del piccolo malato, ne decidano la morte quando scoprono gravi handicap».
Ma ha conoscenza di casi del genere?
«Una situazione che ha inquinato il contesto è stato il caso olandese. A Groeningen, i medici hanno adottato un protocollo di eutanasia pediatrica sui neonati malformati dietro il consenso dei genitori».
Ma quali genitori fanno morire un bambino?
«Si può pensare che siano egoisti. Ma credo che siano decisioni dettate dalla disperazione. Pensano di non farcela a gestire un bambino malato. E preferiscono farlo morire».
Però questo non è omicidio?
«Loro si nascondono dietro un protocollo. E si fanno morire per legge neonati che sicuramente potrebbero sopravvivere. Magari con la spina bifida che impedisce l’uso delle gambe ma non quella del cervello. Conosco diversi ragazzi perfettamente normali che, nonostante questa patologia, si sono laureati».
La storia di questo neonato è arrivato davanti ai giudici che però hanno dato ragione ai medici.
«Bisognerebbe capire se i giudici hanno fatto perizie adeguate. Nel caso Englaro, per esempio, io temo che questa perizia non sia stata fatta in modo appropriato e così Eluana è morta.

E nei casi controversi non si deve scegliere in maniera rozza né l’estremo dell’accanimento né l’eutanasia. Ma il vero problema è che noi percepiamo una fortissima tentazione dell’eutanasia mascherata. Cioè la rinuncia all’accanimento si può confondere con una scelta di eutanasia».

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