Dieci anni di Authority tra mercato e politica

In un libro il bilancio sull’attività dei regolatori indipendenti in Italia

Marta Spaini

da Milano

Politica e mercati sono antagonisti atavici. Lo sottolinea Kenneth Arrow: il mercato è incompatibile con ogni forma di intervento politico. Tra i due perenni litiganti, si fa strada un terzo attore: il regolatore non politico, ossia l’Autorità indipendente, che non recita certo il ruolo di comparsa, come dimostra la multa monstre che ieri l’Antitrust ha inflitto all’Eni. O come nelle settimane scorse hanno evidenziato il caso Fazio (Banca d’Italia); le sanzioni a Mediaset, a Fazio (il conduttore televisivo) e a Isoradio (Autorità comunicazioni); le multe alle assicurazioni (Autorità antitrust); le indagini sul black-out elettrico (Autorità per l’energia). Ma si può essere sicuri della loro impermeabilità dalle minacciose influenze delle lobby economiche e politiche? E quale garanzia offre chi non risponde a nessuno del proprio operato? Di fronte a un dibattito rovente, trentacinque esperti del settore tentano un esame «laico» della questione, radiografando il fenomeno in modo indipendente.
Lo fanno con una recente pubblicazione curata da Sergio Mariotti e Pier Giuseppe Torrani (edita da Giuffré), «Energia e Comunicazioni-Le Autorità indipendenti a dieci anni dalla loro istituzione», che ripercorre gli ultimi anni di regolazione «neutrale» nei servizi di pubblica utilità.
Il dibattito sintetizzato nel volume approda a proposte concrete. Per esempio, il precedente presidente dell’Autorità dell’energia (Ranci) evidenzia la scarsa attenzione parlamentare verso le Authority («abbiamo spesso riferito, spiegato, illustrato, ma di rado abbiamo avuto la sensazione di essere soggetti a una verifica severa»). Ancora, sui rapporti tra Autorità e politica, il segretario generale dell’Antitrust (Cintioli) precisa che è impossibile un’assenza di dialogo.
«Questo per evitare che le autorità cadano nella superneutralità e tecnocrazia, ma anche per evitare che la politica si scrolli di dosso le proprie responsabilità o che allo scopo tenda a comprometterne l’indipendenza». Dai curatori, poi, giunge una mozione d’ordine ispirata a un sano pragmatismo: «Sarebbe errato leggere nella legge 481 (la legge istitutiva delle Autorità, ndr) una formale elezione delle Autorità di regolazione a salvatori o costruttori dei mercati dei servizi di pubblica utilità... Il mercato non è un semplice prodotto preconfezionato con regole».


Rimedi suggeriti: monitorare le analisi di impatto della regolazione (e cioè la descrizione preventiva degli effetti dell’introduzione di una regola) che le Autorità sono tenute a effettuare; assoggettare i regolatori indipendenti al controllo di altre Autorità indipendenti (per esempio rafforzando il controllo da parte della Corte dei conti); pretendere il massimo rispetto delle regole (alle Autorità spettano solo i poteri che la legge attribuisce loro in modo espresso e non «poteri impliciti»); applicare all’attività sanzionatoria delle Autorità i principi sul «giusto processo»; rendere maggiormente trasparenti i loro processi decisionali.

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