Diego, trionfo di volgarità insulta e fa arrossire le Tv

L’idea migliore l’ha avuta il naso lungo e fino di Carlos Bilardo, il tutor. «Prova Bolatti al posto di Higuain». E quello, Mario Bolatti appunto, esordiente per di più, dopo 4 minuti di presenza ha segnato contro l’Uruguay il gol vittoria e scaccia drammi. Il commento più realistico è venuto dallo sguardo disincantato e un po’ snob di Cesar Menotti, il ct dell’Argentina 1978. «La nazionale di Maradona juega como el culo». La sintesi l’ha tirata Diego Armando, che una volta era il Pibe de oro, oggi è un botolo da panchina. Maradona ha portato l’Argentina al mondiale, ma ha convinto tutti che quello del tecnico per ora non è il suo mestiere.
I giornali argentini glielo hanno detto e fatto intendere con la consueta rumorosità e lui non ci ha messo niente a ribattere a modo suo, gridando, urlando, piagnucolando in una sceneggiata già vista tante volte. Ma con il consueto eccesso del fuoriclasse. «Dedico la vittoria ai tifosi argentini e a chi ha remato contro e criticato gratuitamente. Io non dimentico chi mi ha voluto male. Sono bianco o nero, non grigio e ho buona memoria. E voi giornalisti potete continuare a succh...». Bip! Ma lui è andato fino in fondo nella frase che potete immaginare. Anzi, ripetendolo due volte. Con un pizzico di galanteria. «Mi scusino le signore che sentono quanto sto dicendo». Raffinatezza che indica lucidità, insomma non era appena andato dal pusher. Ed anche un modo un po’ diverso di vedere le donne, rispetto a qualche mattana fa.
Il rapporto di Maradona con media, televisione o giornali che fossero, è sempre stato ambivalente: usati quando servivano, scaricati quando infastidivano. Ma Diego è stato pane per lettori e spettatori, dentro e fuori il campo, dunque dopo un gran scuotere di teste e altrettanto sdegno, qualcuno particolarmente pudico sarà pure arrossito, tutti pronti ad attendere la prossima follia di Maradona. Anche se il canale Fox sport ha chiesto scusa ai suoi telespettatori e così pure alcune reti sudamericane. Maradona era in diretta e nessuno ha potuto mandare in onda il bip!
Più credibili i tifosi che, interpellati sul parlare del Pibe, hanno puntato l’indice contro il ct con tanto di proposta: l’80 per cento di circa 22mila votanti, in risposta a un sondaggio del quotidiano Clarin, ritiene che Maradona vada multato. E qui si dimostra che i giornalisti argentini hanno miglior stampa che in altri Paesi, per esempio in Italia, dove il ct resta sempre un oracolo.
Ma tanto chiassosa maleducazione ha nascosto il problema vero dell’Argentina. Lo stadio del Centenario di Montevideo ha certificato che le nazionali di 80 anni fa che si giocarono la prima finale mondiale, erano certamente migliori di queste. Scontato per l’Uruguay, un po’ meno per l’Argentina. «Ma noi siamo dentro al mondiale, al diavolo i giornalisti», ha urlato l’esagitato Diego. Vero, ma Juan Sebastian Veron, per Maradona «un fenomeno che ha resistito tutta la partita con un dobermann alle costole», gli ha fatto intendere che lui non vorrebbe scrollarsi di dosso solo i dobermann avversari, ma anche le incapacità della Seleccion. «Non c’è nulla da festeggiare per una qualificazione ottenuta così. Non dobbiamo nascondere i problemi sotto il tappeto, ma lavorare parecchio, serve un’analisi profonda che vada dal presidente Grondona all’ultimo giocatore della squadra». Chi vuol intendere, intenda.
Forse intenderà anche Maradona, quando smetterà di gridare e ascolterà il tutor Bilardo, con il quale si è abbracciato ma pare non tutto fili liscio, accetterà le critiche dei giornalisti e magari prenderà esempio da Marcelo Bielsa, il ct che con l’Argentina vinse le Olimpiadi 2004 e ora ha portato il Cile al mondiale. Prima del match con l’Uruguay, Bielsa gli ha telefonato: per tenerlo tranquillo e suggerirgli qualche idea.

E così Maradona alla fine ha ringraziato Marcelo ed ha “abbaiato”: «Il gruppo mi ha consacrato allenatore». Il gruppo? Povero Maradona: da calciatore non l’avrebbe mai pensato. Avrebbe fatto da sé. Naturalmente urlando.

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