La dieta anti infiammatoria diventa un menu gourmet

Tutti i cibi che riducono le intolleranze compaiono in 56 ricette Se non si sgarra i benefici si osservano dopo due settimane

La dieta anti infiammatoria diventa un menu gourmet

Spaghetti all'astice? Rinuncio. Affettati, salumi e latticini? Rinuncio. Vino e birra? Rinuncio. La penitenza culinaria è però solo momentanea, dura il tempo di un fioretto: due settimane e stop.

Ecco a voi la dieta anti-infiammazione, gli alimenti che trovate segnati in grigio, nella tabella qui accanto, vanno banditi dalla tavola per 15 giorni, al termine dei quali potranno ricomparire. Poi, per chi vorrà prolungare il beneficio, basterà ripetere la dieta di esclusione per due giorni a settimana. Messa a punto da Domenico Di Tullio, medico specializzato in Medicina preventiva e Alimentazione, è ora l'argomento clou del libro «Buono e bene a volte avviene» (Nuova Ipsa editore, 20 euro) redatto da Alberto Laffranchi, radiologo ed esperto di Medicina Integrata con l'aiuto dello chef Raffaele Turci.

«Abbiamo trasformato l'elenco dei cibi da mangiare in vere ricette, gustose e facili da preparare - ha spiegato Laffranchi - l'occasione me l'ha offerta una paziente che, a parità di cura farmacologica, si è sentita decisamente meglio dopo una settimana di piatti pensati dallo chef Turci che ha fatto della cucina salutare la sua missione». Il libro raccoglie le ricette di 15 antipasti, 15 primi, 15 secondi, 11 varietà di accompagnamento (spuntini sfiziosi adatti per aperitivo o merenda, come: marmellata di cipolle e curcuma, salsa di yogurt tzatzichi di barbabietola o polenta di mais a bastoncini fritta) e 15 dessert.

Laffranchi, che studia da anni le terapie complementari in Oncologia, suggerisce questa dieta anche ai malati di tumore per contenere gli effetti collaterali di chemio e radioterapia: «Invito a resettare i livelli biochimici e immunitari legati all'alimentazione, lo stress ossidativo e i livelli di istamina, responsabili dello stato infiammatorio diffuso». Infiammazione cronica e stress ossidativo sono infatti l'anticamera dei disturbi metabolici che possono provocare le malattie più gravi e più frequenti, dal diabete ai tumori, dall'obesità alle malattie cardiovascolari.

«Un certo modo di alimentarsi, oltre a causare infiammazione, influenza anche una serie di funzioni fisiologiche, ad esempio, condiziona il microbiota intestinale, l'insieme dei batteri che colonizzano l'intestino e che regola il nostro sistema immunitario». Ma non è tutto. «Alcuni pazienti hanno compreso, durante i 15 giorni, che alcuni cibi che ritenevano irrinunciabili erano una delle cause dei loro malesseri».

L'invito del ricettario è quello di favorire la ricerca del proprio modo di mangiare, di comprendere cosa ci fa stare meglio. Durante il regime quindicinale sarebbe meglio evitare i dolci, che pure compaiono nel volume, eccone alcuni: crostata di amaranto e ciliegie, cheesecake di anguria, soufflé di fico e pistacchio con nocciole. O ancora: torta di carote, zenzero e mais, torta di pere o prugne, crema al limone.

Suggerisce l'autore: «I dessert sono sempre realizzati con i nutrienti sì (il fruttosio in piccole dosi non danneggia il fegato, fra i dolcificanti sono ammessi anche miele grezzo e stevia) ma andrebbero considerati come premi, da assaporare dopo le due settimane». Così buono e bene a volte avviene.

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