«Dietro le agitazioni la regia dei clan per spaventare lo Stato»

da Roma

Onorevole Italo Bocchino, c’è la camorra dietro la rivolta di Chiaiano?
«Non c’è alcun dubbio. La criminalità organizzata si erge ad anti-Stato e quindi ha tutto l’interesse a contrastare attraverso manifestazioni di piazza uno Stato che vuol dimostrarsi forte e operativo».
Qual è l’obiettivo che la camorra persegue? Si può dire che è in atto una strategia della tensione?
«Nei comportamenti della camorra c’è innanzitutto una ragione “di sistema”. Controllare il territorio fa parte della sua missione. E poi ci sono gli interessi economici. Si stima che negli ultimi 14 anni metà dei soldi stanziati per lo smaltimento dei rifiuti in Campania, quindi mille miliardi, siano finiti nelle casse della criminalità organizzata che li ha percepiti mettendo in campo la sua capacità imprenditoriale, terreni, imprese di trasporti, discariche private più o meno legali».
Ma gli agitatori di Chiaiano sono manovalanza della camorra o ragazzi del quartiere?
«Esiste un tariffario per produrre agitazioni di piazza. Possono bastare 20 euro per far bruciare un cassonetto e 50 euro per avere una persona che si adopera per un blocco stradale».
Non è interesse della camorra tornare a una maggiore normalità in modo da non avere i riflettori puntati contro?
«No, la camorra trae vantaggio dall’inefficienza, i soldi vengono dall’emergenza. Se si fa il termovalorizzatore la sua ragion d’essere viene a cadere. L’emergenza è la condizione ideale per la malavita organizzata».
Ma lei davvero non crede alla possibilità che la rabbia della cittadinanza possa tradursi in atti spontanei ed eclatanti?
«I roghi non sono spontanei, un cittadino non dà fuoco ai cassonetti sapendo che è un reato e che un cassonetto libera nell’aria tanta diossina quanto un termovalorizzatore in un mese. Dietro c’è la regia di chi vuole alzare la tensione e paga i ragazzotti che vanno a fare manovalanza nella speranza che il governo centrale si spaventi e quindi si ritorni alla logica dell’emergenza».
È corretto dire che il governo «ha scelto la linea dura»?
«Lo Stato fa lo Stato, in Campania bisogna individuare discariche come avviene in tutto il resto d’Italia. Se c’è da mostrarsi duri è dovere dello Stato farlo. Ma la vera sfida è avere il controllo del territorio. E su questo non bisogna tornare indietro neanche di un millimetro».
D’Alema dice: non ci si può affidare solo alla forza.
«D’Alema prima di darci lezioni faccia mea culpa visto che è stato candidato in Campania e spieghi ai campani che tutto questo nasce da responsabilità della sua parte politica».
Bertolaso, però, ha inserito nel tavolo tecnico per l’individuazione dei siti cinque esperti nominati dagli enti locali.


«Questo dimostra che non è vero che sono arrivati i “duri”. Se si riescono a compiere scelte condivise è meglio per tutti. Semplicemente lo Stato e il governo stanno riacquistando la dignità e la pienezza del proprio ruolo».

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