Roma - Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, è stata una campagna elettorale poco ortodossa...
«Certo. E la colpa è di un’opposizione che per ragioni ancestrali non ha il senso della nazione. Un’opposizione per molti aspetti sfascista».
Cosa le ha dato più fastidio in queste settimane prima del voto per le europee e le amministrative?
«Il lavorio fatto dalla stampa internazionale per screditare l’Italia. E la certezza che dietro ogni organizzazione internazionale che si pronuncia contro l’Italia e dietro ogni articolo ostile della stampa estera, si debba sempre cercare l’italiano o gli italiani».
E dietro un attacco alla Germania non c’è mai un tedesco...
«No, ho fatto a lungo il funzionario delle Nazioni unite (dell’Ilo, International labour office, ndr) e non ho mai visto cose simili».
Si dice che gli italiani ce l’abbiano nel sangue l’istinto a chiamare la potenza straniera per vincere una battaglia domestica...
«No. È un vizio più recente, tipico di una sinistra, per lo più di radice comunista, che non ha il senso dell’interesse nazionale».
E come fanno a convincere i corrispondenti stranieri a piazzare nel giornale articoli contro il governo?
«Ci sono salotti autoreferenziali che sono particolarmente abili nell’avvolgere nelle loro spire i corrispondenti dei giornali internazionali».
Sedotti e poi spinti a scrivere contro il governo?
«Non sempre, spesso è proprio il giornale internazionale a cercare argomenti contro il nostro Paese, per semplici ragioni di concorrenza. Tutto sommato è normale. Mentre non è normale che Paesi concorrenti o gruppi finanziari interessati trovino una sponda in Italia. Il contrario non avviene mai, perché ove più ove meno, negli altri Paesi sviluppati, c’è un forte sentimento nazionale, che unisce tutti».
Nel caso del «Times», che ha dato del clown al premier, loro dicono che è stato giornalismo. Oppure ha pesato la proprietà di Murdoch?
«Ecco, in quel caso credo proprio sia stato un contrasto di interessi».
Non pensa sia comprensibile che l’opposizione usi ogni arma a sua disposizione per vincere le elezioni, compreso il fare leva sui giornali stranieri?
«No, e questa campagna è la dimostrazione dei sentimenti anti-italiani che albergano in Italia. Non è strano che giornali di Paesi concorrenti vogliano fiaccare i flussi turistici verso l’Italia, che vogliano indebolire gli interessi economici italiani. È strano invece che questi poteri siano spalleggiati da una parte dell’informazione e dall’opposizione politica».
Che però ha un interesse in comune con loro, fiaccare il governo per vincere le elezioni...
«Ma per qualche voto in più è giusto avvelenare i pozzi e fare saltare i ponti?».
Ha parlato di turismo boicottato. Pensa anche all’emergenza rifiuti di Palermo, durata poche ore, ma pompata da stampa e partiti della sinistra?
«Il passato è pieno di esempi di negatività amplificate per ragioni politiche. Ma qualcuno se la ricorda la mucillagine nell’alto Adriatico? Disinformazione fatta anche dalla televisione di Stato e puntualmente ripresa dai Paesi concorrenti».
Lei crede ci sia veramente un complotto, una trappola tesa al premier Berlusconi e al governo? Molti hanno visto delle analogie con gli anni Novanta e la fine della Prima repubblica...
«In quegli anni, con l’indebolimento della democrazia italiana, ci fu una grande svendita del nostro patrimonio industriale. E molta informazione ebbe interesse a indebolire l’Italia».
E oggi?
«Oggi l’Italia è vaccinata. Le loro armi sono meno efficaci perché la società è più avvertita e resiste all’offensiva che è ispirata dagli stessi ambienti di allora, quelli che cercano scorciatoie con armi improprie».
Li può identificare?
«La combinazione di quello che resta della sinistra di radice comunista e certe borghesie terziarie ciniche ed egoiste...».
Per la campagna elettorale lei ha girato il Paese dal nord al sud. Vede interesse per le vicende della famiglia Berlusconi e per le polemiche sulle veline?
«Nessuno. Ho la sensazione che la gente sia disinteressatissima al gossip. E infastidita rispetto alle concrete preoccupazioni che vive per la crisi».
Voi che avete fatto per rispondere a una campagna elettorale di questo tipo?
«In primo luogo abbiamo continuato a governare, a lavorare per fronteggiare la grande crisi sui tre versanti della stabilità, della liquidità e occupabilità. Poi sui temi europei, sul G8 dell'Aquila, per renderlo un momento utile affinché siano decise regole formali più robuste per il mercato finanziario».
Basterà ad assicurare un buon risultato alla maggioranza?
«Dobbiamo pensare di si, per due ragioni. Da un lato dobbiamo sperare che venga punita questa campagna elettorale anti italiana.
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