Dietro ai quattro big dei cellulari spunta a sorpresa la piccola Linkem

Tutti presenti i big del settore tlc all’asta frequenze finalmente bandita dal governo, necessarie per lanciare Lte, ossia la tecnologia che è alla base della prossima generazione di cellulari (dopo Gsm e Umts) che permetteranno di navigare sulla rete mobile a maggiore velocità. Ieri hanno presentato la domanda di partecipazione alla gara «nelle bande 800, 1800, 2000, 2600 mhz» H3g, Vodafone, Telecom e Wind. Tra loro c’è anche Linkem, società che opera nel Wimax, ossia porta la banda larga con una tecnoolgia simile al wi-fi ma che consente una maggiore copertura territoriale. Non c’è invece PosteMobile, il gestore di telefonia che fa capo alle Poste, che dunque non ha intenzione di realizzare una rete propria e resterà un operatore virtuale. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha spiegato che «l’amministrazione procederà ora alla valutazione dei requisiti e provvederà, entro venerdì prossimo, alla comunicazione dei provvedimenti di ammissione alla presentazione delle offerte. L’elenco delle società ammesse alla presentazione delle offerte economiche sarà poi sul sito del ministero (www.Sviluppoeconomico.Gov.It). Queste ultime dovranno essere presentate entro 30 giorni dalla comunicazione dell’ammissione, e cioè entro il 29 agosto. Le offerte economiche saranno aperte il 30 agosto prossimo». Questo il bando. Quanto alla spesa per il pacchetto di frequenze, tra cui quelle più pregiate da 800Mhz necessarie per Lte, dovrebbe aggirarsi intorno ai 600 milioni per ogni concorrente visto che l’incasso minimo previsto dalla legge di stabilità del governo è di 2,4 miliardi di euro. Diversa la partecipazione di Linkem, un operatore a banda larga wireless (Wimax) già attivo in alcune zone e partecipato da fondi di investimento che punta ad ampliare la sua copertura.
Ma i problemi non sono finiti. Dopo il bando il ministero dovrà infatti darsi da fare per liberare le frequenze.

Alcune infatti sono ancora occupate da televisioni private alle quali è stato promesso un compenso. Il problema è che le tv private vogliono i soldi prima di lasciarle e gli operatori di tlc non vogliono pagare se prima la freqenza non è libera. Un rebus di non facile soluzione.

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