«Dietro l’abbandono di Alitalia c’è un governo che discrimina»

Formigoni: «La compagnia riduce la sua presenza a Malpensa non per ragioni tecniche o commerciali ma per motivi politici. È uno sgarbo al Paese»

(...) Vuol dire che dietro il piano ci sono solo ragioni politiche?
«Dico che non ci sono ragioni commerciali o tecniche. Al contrario, Alitalia disattende un accordo del 2005 con Sea, ministero dei Trasporti, Comune di Milano e Regione Lombardia in cui si impegnava a incrementare i voli in cambio di un potenziamento delle infrastrutture. Gli investimenti sulle infrastrutture sono stati compiuti e Alitalia che fa? Annuncia un taglio delle rotte! Ecco perché anche la Sea, correttamente, medita azioni legali contro Alitalia».
C’è chi sostiene che il futuro di Malpensa sarebbe più al sicuro in mano agli stranieri perché Alitalia subisce troppe influenze politiche. Condivide?
«In una situazione così complessa, non si possono cercare slogan e semplificazioni. Sarebbe meglio che questi scenari non ci fossero affatto. Se Alitalia ridurrà davvero le rotte, ci sarà sicuramente un situazione di disagio. Detto questo, aspettiamo di sapere se, quando e quante rotte saranno cancellate perché l’incertezza è la condizione peggiore. Noi abbiamo pronte le contromosse, ma certamente nel primo periodo ci vorrà un accordo con una grande società straniera».
È sicuro che ricorsi e azioni legali siano procedure incisive?
«Se e quando Alitalia abbandonerà, abbiamo già pronti gli aspiranti sostituti. A differenza di Alitalia, che nessuno vuole, Malpensa la vogliono in molti. Ci sono contatti con Emirates, American Airlines, Thai, Delta, Aeroflot, Lufthansa, tanto per fare qualche nome. Ma bisognerà effettuare una scelta perché un grande hub come Malpensa ha bisogno di una grande compagnia come riferimento. È come un fidanzamento: deve essere monogamo, non bigamo. Altrimenti penseremo a una cosa nostra».
Si riferisce alla cosiddetta Alinord, la compagnia aerea lombarda?
«Non usiamo questo nome e non facciamo proclami poco realistici nell’immediato. Pensiamo una compagnia con scali sugli aeroporti lombardi e non solo ma capace di volare in tutto il mondo».
E chi metterebbe i soldi, e soprattutto gli aerei, in questa compagnia?
«Intendiamo fare sistema con gente - che non manca - disposta a investire in una società internazionale legata a uno dei grandi operatori stranieri. È allo studio un accordo per vincolarli a mantenere i voli anche in periodo di crisi. Loro sono d’accordo ma in cambio vogliono la garanzia di rotte più remunerative come la Milano-Roma».
Vorrebbe cacciare Alitalia anche da Linate?
«Alitalia non può pensare di gestire la rotta Milano-Roma come una gallina dalle uova d’oro, praticamente in regime di monopolio. Per questo stiamo studiando un altro ricorso in sede Ue, anche per costringere Alitalia a rinunciare a una serie di slot.

Abbiamo le armi pronte».
C’è un grande allarme occupazione. Teme ricadute gravi?
«Purtroppo sì. Alitalia ha già parlato di esuberi e la difesa dei posti di lavoro è proprio uno dei motivi per cui continuiamo ad alzare la voce».

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