Politica

Dietro le quinte tra politica e finanza riparte il risiko per scalare la società

Manager ambiziosi, poche azioni, progetto industriale convincente. Come nel film «Wall Street». Ma c’è pure l’opzione Olimpia

Fabrizio Ravoni

da Roma

La vicenda Telecom fa restare accese fino a tardi le luci delle banche d’affari di mezzo mondo. Gli analisti non hanno fretta, ma vogliono tutti essere pronti quando Tronchetti Provera farà la prima mossa.
Cioè, quando farà capire cosa fare con Tim, se collocherà la rete d’infrastrutture, se accetterà (o subirà) nuovi soci dentro Olimpia, la cassaforte che controlla il pianeta Telecom. Si scartabellano rapporti, documenti (più o meno riservati) e, paradossalmente, si mettono a punto anche strategie, simili a quelle viste sul grande schermo.
Qualcuno, infatti, sta pensando a soluzioni da «colpo di scena», ma che esistono nelle pratiche societarie. Un gruppo di manager acquista un piccolo quantitativo di azioni. Mettono a punto un progetto valido per gestire una società. Lo illustrano in assemblea. I fondi d’investimento (magari preventivamente contattati) danno loro credito. E il leader di questi manager viene cooptato nel consiglio d’amministrazione in loro rappresentanza e, forte di un nuovo assetto azionario, nominato amministratore delegato.
Un colpo alla Gordon Gekko nel film Wall Street. Il problema, per Telecom, è che qualcuno ci sta pensando davvero. Sta già prendendo contatti con i fondi. Ha già avuto incontri a livello politico (e non solo) per illustrare il proprio interesse alla Telecom. Insomma, sta già pensando a come «sfilare» l’azienda a Tronchetti Provera. Già, perché se l’operazione dovesse riuscire, all’attuale presidente e amministratore delegato resterebbe in mano il suo 18% e poco oltre.
Per realizzare questa operazione, però, bisogna individuare l’uomo in grado di diventare leader del gruppo di manager in grado di portarla avanti. La ricerca è iniziata.
L’alternativa a questa scalata «all’americana» (ma italianissima nei protagonisti) è la scalata-tipo «all’italiana». Cioè, si segue quel che fecero Colaninno e Gnutti. Si punta alla «cassaforte»: ad Olimpia. E non è un caso che Antonio Di Pietro indichi proprio in Olimpia l’anello debole del sistema Tronchetti.
In questo studiare strategie sarebbero riemersi dai files anche un vecchio rapporto della JP Morgan e uno della Goldman Sachs (sempre lei) che sconsigliano la quotazione della rete di infrastrutture Telecom. Non sarebbe in grado di creare valore, dicono i rapporti. Mentre l’operazione verrebbe vista con favore dagli altri operatori del sistema. «Lo spin off della rete di Telecom sarebbe una buona notizia per i competitor», commenta Stefano Parisi amministratore delegato di Fastweb.
Il progetto a cui si sta lavorando prevede lo scorporo della rete di infrastrutture e una sua quotazione. Alla quotazione dovrebbe aderire anche la Cassa depositi e prestiti con una quota rilevante. Cioè, lo Stato rientrerebbe in possesso della rete d’infrastrutture. Il problema è la valutazione della rete.
Sembra che il valore iscritto in bilancio sia superiore a quello che gli advisor intendono dare per la quotazione. Per questo l’operazione - studiata ai più alti livelli e, forse, senza nemmeno il coinvolgimento direttore della Cassa - avrebbe subito uno stop.
Prima del suo lancio dev’essere chiaro come verrà ristrutturato tutto il gruppo Telecom.

E se nella partita entrerà anche un Gordon Gekko.

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