Dietro il terrore c’è solo invidia per l’Occidente

Ruggero Guarini

Si dice sempre che l'odio dei terroristi islamici per l'Occidente non è alimentato soltanto dal senso di avvilimento che essi provano di fronte alla manifesta superiorità, sul piano dei risultati economici, industriali, produttivi, scientifici e tecnologici (da loro ritenuti puramente «materiali») della civiltà occidentale rispetto a quella islamica.
Il loro odio, si aggiunge, viene incessantemente fomentato da un secondo sentimento, complementare e opposto a quel senso di frustrazione: da quell'immenso orgoglio che si suppone basato sul convincimento della assoluta superiorità «spirituale» della loro civiltà rispetto alla nostra.
Fandonie. Se fossero profondamente convinti che la loro fede fa di tutti loro degli esseri di un rango spirituale strepitosamente più elevato di quello che spetta a noi poveri infedeli, abitatori di un Occidente corrotto e perduto nella sua corsa alla sfrenata ricerca del benessere materiale - ebbene, perché allora non si accontentano di questa sublime certezza?
Perché questa soave persuasione non basta a soddisfare le loro anime e i loro intelletti?
E per quale oscura ragione, sicuri come sono di essere, di fronte a noi, dei giganti dello spirito, non ci abbandonano al nostro destino di poveri infedeli votati alla perdizione, lasciandoci crepare in santa pace in quel miserabile inferno che è a loro avviso il nostro scellerato, stupidissimo Occidente? Perché insomma non riescono a capire che dalla loro superiorità spirituale dovrebbero discendere alcuni doveri incompatibili con la loro voglia di distruggerci?
Di fronte al nauseabondo spettacolo offerto ai loro occhi dalla corruttela dell'Occidente i loro tre principali doveri, derivanti dal possesso di un indiscusso primato spirituale, dovrebbero essere i seguenti: ringraziare tutte le mattine Allah e Maometto per aver loro concesso questo primato (e questo lo fanno); dimostrarsi sempre felici di detenerlo (invece fanno il contrario, mostrandosi sempre rabbiosi e furiosi); infine non degnare della minima attenzione tutti quei poveri disgraziati (individui e popoli) ai quali esso è stato negato.
È così che si comportano gli uomini veramente superiori di fronte a quelli inferiori. Il loro atteggiamento nei nostri confronti dovrebbe essere dunque un impasto di indifferenza, commiserazione e disprezzo. Invece no: non pensano ad altro che a noi. Alla nostra potenza. Alla nostra ricchezza. Alla nostra malvagità. Non sarà, tutto questo odio, una nobilissima forma di invidia? E questa invidia non sarà a sua volta la maschera di un'ancora più nobile forma di ammirazione? Essi dunque in fondo ci ammirano? Certo che ci ammirano. Perdutamente.
E ce lo stanno dimostrando proprio sognando di massacrarci o assoggettarci tutti.
Ma perché mai ci ammirano? Be': perché sotto sotto sanno bene che l'Occidente, con tutto il suo immondo materialismo, è molto più spirituale di loro. Che anche nel più futile prodotto della sua incessante operosità c'è una goccia dello spirito della sua civiltà. E che in essa - fondata com'è sulla fede e sul rispetto del lavoro, della donna, della cultura e della libertà - c'è più spirito di quanto non ve ne sia nella loro cieca brama di morte, di sangue e di potere.
guarini.

r@virgilio.it

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