«Adesso basta scrivere e raccontare frottole su Pacs e Dico. Non sono io quella che ha proposto di istituirli a Genova. Si tratta di forzature e di un grossolano errore sui quali il mondo politico ha cominciato a starnazzare. Polmiche sterili. È meglio piantarla lì».
A tre giorni dal caso delle coppie di fatto e dalla bufera che ha spaccato la famiglia del centrosinistra genovese, Marta Vincenzi ci ripensa, divorzia da Cristina Morelli dei Verdi e ingrana la retromarcia. Lo fa al tavolo con Burlando. Ieri mattina è partita in quarta per raccontare la sua verità. Si è tirata su le maniche di camicia. Ha sgranato gli occhi. Ha impugnato il microfono nella saletta auditorium del quinto piano della Regione, dove si stava tenendo una conferenza stampa sulla riorganizzazione degli ospedali.
«Ho avviato - spiega il sindaco - una serie di consultazioni per avere un ampio confronto sui temi della famiglia. Abbiamo proposto che la Consulta venga allargata a tutte le associazioni che rappresentano le diverse tipologie di famiglie, non solo quelle cattoliche. In questo contesto cè stato anche l'incontro con la Linfa, di cui è presidente Cristina Morelli, che ha spiegato come diversi Comuni, tra cui Padova, Bologna, Bari e Vicenza, abbiano deciso di applicare una legge nazionale che riguarda l'anagrafe, firmata tra gli altri anche da De Mita, che consente la autocertificazione del legame di affettività».
«A questo punto - continua Vincenzi - Cristina Morelli e altri hanno convocato una conferenza stampa di cui non sapevo nulla. Non ho avanzato proposte, ma ho semplicemente detto che il progetto poteva essere discusso in consiglio comunale e ho chiesto ai consiglieri che hanno studiato le delibere degli altri comuni di preparare un documento su cui avviare il dibattito politico. Sono molto sensibile al problema di molte persone che non possono seguire da vicino i propri compagni in caso di malattia o di emergenze sanitarie. Si parla di famiglie diverse, di 21 tipologie di nuclei familiari, come abbiamo indicato tra l'altro nel programma elettorale».
Intanto nella casa del centrosinistra si acuiscono le polemiche. Dopo le dure critiche del vicepresidente del consiglio regionale Rosario Monteleone che aveva definito falso moralista e ipocrita il vicepresidente della giunta regionale Massimiliano Costa, Claudio Gustavino e Mario Tullo hanno preso posizione a favore di Costa. «Riteniamo sbagliato tradurre una polemica politica, sempre accettabile, in un insulto personale, mai tollerabile - hanno detto - A Costa va dato atto di aver eseguito, nella sua legge sui Servizi sociali, una sintesi alta e avanzata, che individua anche i conviventi come destinatari dei diritti di cittadinanza sociale».
Dalla Regione a Tursi. Anche il Partito democratico in Comune prende le distanze dalla proposta della Sinistra Arcobaleno che porterà indipendentemente in consiglio la sua mozione sull'anagrafe affettiva.
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