«La difesa tedesca è scarsa ma ai viola manca Pazzini»

Troppi giovani inesperti e l’assenza di un vice Gilardino

La bandiera. Giancarlo Antognoni è (stato) la Fiorentina: dal ’72 all’87 calciatore (chiuse in Svizzera, a Losanna), da dirigente venne coinvolto dalla famiglia Cecchi Gori, sino al 2001, diede le dimissioni in disaccordo per il licenziamento dell’allenatore turco Fatih Terim. È stato direttore generale viola, nel ’93 affiancò Luciano Chiarugi alla guida tecnica, senza evitare la serie B, una delle tre retrocessioni sul campo, per la Fiorentina, nel dopoguerra. A 55 anni si occupa delle nazionali giovanili, supervisore per conto della Figc.
Antognoni, lei non ha mai giocato la coppa dei Campioni...
«Né ho mai vinto un campionato. Quando giocavo io era diverso».
Il 2-1 di Monaco di Baviera teoricamente è ribaltabilissimo, in realtà il Bayern è molto più forte.
«È una partita difficile, come tutte quelle di Champions. La squadra di Van Gaal è più pericolosa fuori che in casa, l’ha dimostrato a Torino con la Juve. Peraltro l’1-0 si può sempre trovare».
Anche se la Fiorentina ha perso 7 delle ultime 10 partite ufficiali?
«Non è al top della forma, però la partita europea è totalmente diversa. Non è in una buona situazione, a livello psicologico soffre un po’, eppure la coppa può rigenerare qualsiasi squadra».
Prandelli è distratto dall’ipotesi di allenare la Juve?
«Quando c’è una crisi si va sempre a cercare il capro espiatorio, sicuramente in questo momento è bersagliato lui. A monte c’è una campagna acquisti sbagliata, con la cessione di Pazzini e l’arrivo di giocatori che forse nemmeno il mister voleva. Tanti sono giovani e l’inesperienza può pesare sull’andamento della stagione».
L’errore più grande?
«Non è stato acquistato un sostituto di Gilardino».
Da dirigente lei arrivò in finale di Coppa Uefa, nel ’90 contro la Juve.
«Ero appena entrato, come team manager. C’era Ciccio Graziani in panchina, Roberto Baggio sarebbe passato con i bianconeri la stagione successiva. A Torino perdemmo 3-1, il ritorno fu ad Avellino, in campo neutro, non riuscimmo a capovolgere il risultato».
Una percentuale per stasera?
«55% Bayern, considerato il successo all’Allianz Arena».
Chi può decidere la sfida?
«Uno che parte da lontano, come Jovetic, oppure un centrocampista, sempre da fuori. Dietro il Bayern non è molto forte».
Anche la Fiorentina, per la verità, è vulnerabile.
«La sua fase difensiva non è il massimo, tuttavia i problemi sono generali».
Nostalgia dei viola?
«Ormai sono 9 anni che sono fuori, non c’è stata la possibilità di rientrare con la nuova presidenza. Seguo le nazionali fra i 16 e i 19 anni».
Keirrison e Llalic sono fra i giovani più quotati.
«Buoni giocatori, forse in prospettiva».
Per i giovani italiani che momento è?
«Le sensazioni sono positive, a patto che abbiano spazio. Anche negli allievi e in primavera gli stranieri sono tanti, ne risentono pure le nazionali».


Sarà allo stadio Franchi?
«No, è tanto che non vado. La Fiorentina non la seguo più, se non in televisione. La domenica qualche volta vado a giocare a golf, ho visto all’opera la primavera, invece».
Però abita sempre a Firenze.
«Certo. E ho l’ufficio a Coverciano».

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