Pioggia di droni micidiali: la strategia di Kim che spaventa gli Usa

La Corea del Nord ha potenziato rapidamente il proprio programma di droni grazie al supporto russo e all’esperienza dei suoi soldati in Ucraina. Cosa c'è dietro la mossa di Kim Jong Un

Pioggia di droni micidiali: la strategia di Kim che spaventa gli Usa
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C'è un episodio emblematico risalente al 2022 che racconta in maniera eccellente perché la Corea del Nord ha deciso di puntare sullo sviluppo dei droni. Nel dicembre di quell'anno Pyongyang aveva inviato cinque velivoli senza pilota attraverso la Zona demilitarizzata in territorio sudcoreano. Uno dei mezzi era riuscito ad arrivare fino alla capitale, Seoul, e potrebbe aver persino registrato immagini dell'ufficio presidenziale. La Corea del Sud aveva mobilitato caccia ed elicotteri d'attacco, ma non era stata in grado di distruggere tutte le minacce. E questo nonostante l'esercito sudcoreano avesse investito ingenti quantità di denari in capacità di difesa anti-droni. Tornando al presente, oggi i generali di Kim Jong Un hanno affinato l'"arte dei droni" – rendendoli più letali e pericolosi - grazie al supporto russo e all'esperienza sul campo in quel di Kursk.

Kim si affida ai droni

Come ha spiegato in un lungo approfondimento il portale War on the Rocks, le truppe nordcoreane che hanno combattuto al fianco della Russia in Ucraina hanno acquisito esperienza tattica nella moderna guerra con i droni. Ebbene, questa esperienza in combattimento, unita ai consistenti trasferimenti di tecnologia da Mosca e dintorni, starebbe rapidamente potenziando lo sviluppo e le tattiche operative dei droni della Corea del Nord. Le forze nordcoreane hanno infatti ricevuto dal Cremlino un addestramento di base sulla guerra con gli Uav.

Nel 2023 Pyongyang ha mostrato due nuovi droni che sembravano imitare i sistemi statunitensi. Un modello assomigliava molto al drone d'attacco Reaper, mentre l'altro era simile al drone di sorveglianza Global Hawk. Secondo il Center for Strategic and International Studies questi sistemi "si limiterebbero a imitare le cellule" e probabilmente non dispongono di "apparecchiature avanzate simili a quelle presenti negli Stati Uniti". Un anno più tardi Kim ha ordinato la "produzione di massa su vasta scala" di droni da attacco suicida e richiesto anche l'utilizzo dell'intelligenza artificiale all'interno degli stessi velivoli.

L'importanza dei velivoli senza pilota

Alla fine del 2024 il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dichiarava che la Corea del Nord stava pianificando di inviare lavoratori nelle fabbriche militari russe, forse anche in quelle che producevano droni suicidi. Di recente, invece, l'emittente giapponese NHK ha riferito che Pyongyang si starebbe preparando ad inviare 25.000 lavoratori presso un produttore di droni in Russia per accelerare la produzione "in cambio di formazione sull'utilizzo dei velivoli senza pilota".

Pare inoltre che Mosca stia sta aiutando la Corea del Nord a produrre internamente il Garpiya e il Geran, droni kamikaze russi a lungo raggio modellati sul drone iraniano Shahed-126. Questi Uav rappresentano un'importante munizione a lungo raggio per il Cremlino, che ne produce migliaia al mese e li impiega regolarmente con effetti mortali nella guerra contro l'Ucraina. Si tratta anche di uno sviluppo degno di nota perché è il primo caso noto di armamento di origine iraniana in transito verso la Corea del Nord.

Qual è il rischio? Nel caso in cui la Corea del Nord fosse in grado di produrre versioni nazionali efficaci dei droni suicidi iraniano-russi, l'aeronautica di Kim potrebbe in teoria colpire obiettivi ovunque in Corea del Sud e potenzialmente in enormi quantità.

Raffiche massicce di droni, soprattutto se riuscissero a rendere operativa l'intelligenza artificiale per il puntamento dinamico, potrebbero essere in grado di sopraffare le difese aeree del Sud, aprendo la strada ad attacchi con altre munizioni. Un incubo per Seoul e gli Stati Uniti.

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