Quando stiamo ingorgati in tangenziale o al semaforo, quando l’Autovelox ci pesca a 139 orari, quando non troviamo un parcheggio e siamo attesi a un decisivo appuntamento di lavoro, quando i figli ci fanno impazzire, quando i padri ci fanno noiosissime prediche, quando la scuola non insegna più come una volta, quando gli ospedali fanno attendere mesi per un’ecografia, quando guardiamo Napoli sommersa dai rifiuti, quando siamo annientati dal Lodo Alfano, quando vediamo le morbose dirette da Avetrana, quando ci troviamo migliaia di ragazzi in coda alla casa del Grande Fratello e milioni di loro genitori attaccati all’Isola dei famosi, quando la pubblica amministrazione ci tiene ancora in coda per un certificato, quando le Poste fanno finanza e telefonia dimenticandosi di consegnare le lettere, quando le grandi opere non partono mai, quando non partono neppure le medie e le piccole, quando Bocchino spara il suo quotidiano ricatto e mezz’ora dopo ne spara uno contrario: quando ci toccano tutte queste cose, siamo propensi a cadere in depressione, pensando che vivere in Italia sia una dannata persecuzione e una crudele maledizione, cosa ho fatto di male per nascere proprio qui… In quel preciso momento, la televisione propone l’alternativa dell’Indonesia. C’è il feroce terremoto, che provoca uno tsunami, che ha già provocato 280 morti e 400 dispersi (finora). Contemporaneamente, poco più in là, comincia a eruttare sinistramente il vulcano Merapi, simpatico nomignolo che è tutto un programma: “Montagna di fuoco”. Già una trentina i morti, qui. Complessivamente, un milione le persone interessate a queste minacciose intemperanze, tutte pronte allo sgombero verso chissà dove. Indonesia è la prima zona vulcanica al mondo: significa vivere sotto i capricci di 130 vulcani attivi… Quando mi sento tanto sfortunato a vivere in Italia, guardo l’Indonesia e mi vergogno un po’. Davanti a quell’umanità in fuga, mi ritrovo dispostissimo a sopportare tutti i problemi del mio Paese. Persino Bocchino.
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