Diminuite le prestazioni liste d’attesa più lunghe

Negli ultimi 2 mesi sono cresciuti i tempi per gli esami

Che dire se per fare un ecodoppler all’Asl Roma B si aspettano 136 giorni mentre ad ottobre se ne aspettavano 122, all’Asl Roma C addirittura 160 giorni sui precedenti 158 e alla Asl Roma E finanche 172 sui 126? Ma continuiamo. Alla Roma H l’esame si ottiene in 130 giorni, a ottobre in 102. Per una mammografia nell’Asl Roma A ci vogliono 94 «lune» quando a ottobre solo 77, nella Roma D 231 mentre in precedenza 105. Così a Latina: 157 giorni oggi, 123 ad ottobre.
E dopo questi numeri vale la pena fare anche una puntualizzazione ulteriore: le liste d’attesa crescono anche se il numero complessivo di prestazioni erogate diminuisce. Bizzarro no? È chiaro che, a parità d’esame e di periodo (il confronto è tra il mese di dicembre appena concluso e quello di ottobre) la cernita può andare avanti anche sulla Tac al cranio, la risonanza magnetica alla colonna e l’ecografia all’addome: il risultato è il medesimo. Questo basta per dire che il monitoraggio regionale sulle liste d’attesa, che dovrebbe servire alle singole aziende sanitarie come incentivo a fornire un maggior numero di prestazioni diagnostiche e specialistiche in tempi minori, riproduce una realtà che sembra peggiorare di mese in mese. Nel confronto esplicitato, quindi, pur diminuendo il numero di prestazioni fornite, per alcune specialità almeno, i tempi d’attesa sono cresciuti. Basta un occhio disincantato per riuscire a leggere i dettagli dei tempi d’attesa, messi in rete «con orgoglio di trasparenza» sul sito web dell’assessorato alla Sanità al link «liste d’attesa», per rendersi conto che l’indagine di alcune patologie necessita di mesi e mesi di attesa anche per eseguire quegli esami diagnostici di cui si avrebbe tempestivo bisogno. Già, e la tempestività non sempre si trova vicino casa anche se coscienza vorrebbe che sia i pazienti anziani, che e i meno anziani però ammalati, non venissero essere sballottati troppo lontano da casa per il periodico check-up. E questo sarebbe quel buon motivo che avrebbe dovuto indurre la giunta Marrazzo non solo a varare il «progetto trasparenza», consentendo agli utenti di fare i dovuti confronti su 28 prestazioni scelte ad hoc, ma soprattutto a rispettare quella normativa vigente che indica come numero di prestazioni da monitorare, il 100. Qui di «cento» invece compare, quando va bene, solo il numero dei giorni da attendere tra la prenotazione al Recup e l’esame. Quando va bene appunto, perché è emblematico commentare il tempo d’attesa per l’ecografia addominale completa. La media sta sui 120, 130 giorni a seconda che si tratti di un’Asl di Roma città o provincia. Ma, sul caso specifico, la curiosità maggiore viene fuori quando si fa il confronto sulle «quantità erogate», così infatti chiama l’assessorato alla Sanità il numero di esami svolti. A ottobre ben 8.634 ecografie di addome completo mentre, a dicembre, solo 2.975. E i tempi d’attesa? A occhi e croce, a dicembre sono addirittura aumentati. Anche se di poco. Non va troppo meglio per Tac e risonanza magnetica. E con questi numeri anche una sorta di provocazione sarebbe d’obbligo. Che ne sarebbe dell’apposito link sulle liste d’attesa se oltre alle 28 prestazioni ve ne fossero inserite le altre 72 di regola? Andrebbe in tilt.
La realtà oltremodo critica che emerge porta ad accennare anche ai tempi d’attesa per quelle prestazioni sanitarie «eccezionali». Circa 5 mesi di attesa per una Moc (Mineralometria ossea computerizzata) e 4 mesi per un esame densitometrico delle ossa. Non va affatto meglio se si passa a quantificare alcune visite specialistiche.

Per accedere all’allergologo serve almeno una quarantina di giorni, mentre se si desidera un dietologo allora ci si deve armare di pazienza e attendere almeno tre mesi. E questo quando le liste di prenotazione non sono addirittura chiuse come succede ancora in qualche ospedale della capitale.

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