nostro inviato a Messina
Giovanni Davi ha 81 anni. Ha passato tutta la vita sui traghetti che collegano la Sicilia «non allItalia - sottolinea - ma al continente». Sta davanti al Segesta jet con la pancia accartocciata e borbotta: «Non è mai successo in tanti anni. Una volta abbiamo incrociato un sottomarino, ma è andata bene. E anche stavolta in fondo è finita bene, bastava un niente...». La causa per lui devessere stata una disattenzione, qualcosa che «allimprovviso ha impedito la visuale». La sua lunga esperienza sembra non lasciargli dubbi. Certo oggi sullo Stretto la situazione è molto più caotica: «Troppe le navi in transito, troppo traffico». Per Davi cè una sola soluzione: «Bisogna fare il Ponte, è necessario, fondamentale. Metto tutte le firme che servono. Non solo per la sicurezza: bisogna collegare stabilmente i siciliani al continente».
Anche un altro esperto, Nino Giannino, sostiene che ci deve essere stata una disattenzione. È un chief engineer: dirige lapparato di macchina sulle navi container. Torna da un lungo giro che lo ha portato sullo stretto dei Dardanelli, che considera molto più pericoloso di quello tra Scilla e Cariddi e adesso è sul molo davanti alla Susan Borchard. Spiega che bisogna ringraziare Dio che non fosse troppo carica: così la chiglia non superava i 6,20 metri e ha colpito laliscafo solo nella parte alta: «Altrimenti sarebbe stata unecatombe».
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