da Parigi
Una festa degna del Re Sole e una sfilata leggendaria. John Galliano ha veramente superato i confini dell'immaginabile con lo straordinario evento organizzato l'altra sera a Versailles per celebrare i 60 anni della maison Dior. Il clima autunnale che in questi giorni sta flagellando la Francia ha messo a dura prova la resistenza fisica dei 1.100 invitati in abito da sera che si aggiravano battendo i denti per il freddo nel giardino davanti all'Orangerie del castello. Qui il designer che da dieci anni è direttore artistico di Christian Dior ha voluto un allestimento ispirato alla Feria di Siviglia, la fantasmagorica festa popolare con cui in aprile si apre ufficialmente la stagione delle corride in Andalusia. Invece dentro la gigantesca struttura costruita per coltivare le arance da servire sulla tavola del Re Sole è stato creato un mondo incantato con gigantesche statue bianche di animali e creature del mito. Su questo sfondo fiabesco hanno sfilato le grandi top di tutti i tempi con una collezione d'alta moda strepitosa in tutti i sensi. Infatti i 45 modelli erano dedicati ad altrettanti artisti: i maestri di ogni epoca e paese a cui dobbiamo capolavori immortali. «Mi sono ispirato a quel che nutriva lo spirito romantico di Christian Dior: la storia dell'arte, il bello indiscutibile», ha detto Galliano dedicando questo fantasmagorico «Bal des Artistes» alla memoria di Steven Robinson, il suo braccio destro stroncato da un infarto ad appena 37 anni la scorsa primavera. In realtà ciò che si è visto in passerella rappresenta lultima sfida alla banalità. Nell'epoca di internet che rende possibile riprodurre in tempo reale qualunque creazione, un couturier si può difendere solo imitando l'inimitabile. Il grande visionario di Gibilterra ha quindi offerto una superba interpretazione dell'Arlecchino di Picasso in raso grigio e mille pallidissimi colori. Labito della marchesa Casati che Boldini dipinse con ampie pennellate di nero e viola, per Galliano diventa color glicine con volpi e cappello in tinta. Per riproporre l'alterigia delle donne ritratte da El Greco, Goya, Velázquez, lo stilista ha usato le stesse tinte (rosso, nero e oro) piegando però la magnificenza dei grandi pittori di Spagna alle classiche forme del New Look. Quanto a Vermeer il nostro eroe ha preferito evitare i classici azzurri e la semplice eleganza de «La ragazza con l'orecchino di perla», proponendo invece un capolavoro in velluto dégradé sui toni del giallo ricamato però da innumerevoli cristalli celesti. C'erano gli sfrontati pantaloni della Goulue di Toulouse-Lautrec, il tutù delle ballerine di Degas, l'abito patchwork delle inservienti del Bagno Turco di Alma-Tadema su una Naomi più bella che mai, il formidabile rosso rubino di Caravaggio su Linda Evangelista vistosamente ingrassata ma sempre meravigliosa, i grafismi inconfondibili di Bouchet su Mariacarla Boscono e, sulla stupenda Gisele, una fedelissima riproduzione del tailleur nero creato nel 1947 da Dior e fotografato da Irving Penn. Tra le celebrità presenti (un esercito di star che comprende Charlize Theron, Monica Bellocci, Tilda Swinton, Pedro Almodóvar e Sofia Coppola) c'erano alcuni illustri colleghi come Pierre Cardin. «Ho cominciato la mia carriera 60 anni fa quando Monsieur Christian mi assunse come apprendista tagliatore nel suo atelier», ha detto l'anziano stilista. «Non potevo immaginare che in quel modo sarei entrato nella storia, ma certo mi commuove vedere che il modello "bar" su cui ho sudato sette camicie è ancora un capolavoro». Subito dopo la sfilata gli ospiti si sono buttati sulla paella Sivigliana e sulle molte leccornie servite durante un'esibizione di flamenco.
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