DAL DIRE AL FARE

Stavolta Berlusconi lancia un programma elettorale di sinistra infliggendo alla sinistra fallimentare una lezione di praticità: al primo posto, leggi per i giovani per sposarsi, farsi una casa, cominciare una vita. Esattamente ciò che Prodi e il suo carrozzone di rivoluzionari urlanti e riformisti timidi non ha saputo, potuto e voluto fare. L’idea del quasi certamente futuro premier è questa: basta con i programmi ideologici, di destra come di sinistra, passiamo subito dal dire al fare. E quando ci vedemmo per brindare la sera in cui Prodi cadde al Senato il presidente di Forza Italia ci espose questo suo progetto semplice fino ad essere elementare: abbassare le tasse, cancellare l’Ici, creare meccanismi che permettano ai giovani di farsi casa e famiglia e far così ripartire il Paese da dove quel genio di Prodi lo aveva impantanato, e cioè dalla stagnazione delle idee oltre che dell’economia.
Saranno ovviamente tempi durissimi quelli che ci aspettano, sia per la congiuntura internazionale, sia per la devastazione e la depressione creata dal governo che dava dei “bamboccioni” ai giovani cittadini italiani, ma da lì bisognerà pur ripartire. E dunque si rimetterà in moto subito il ponte sullo Stretto di Messina, la Tav, le grandi opere strutturali, facendo ripartire il volano dell’occupazione vera, e non quella fasulla dei consulenti e degli amici degli amici.
Intanto sul piano politico, come per miracolo (ma non si tratta affatto di un miracolo) la Casa delle Libertà si è ricompattata malgrado lo tsunami di qualche mese fa e, adesso che le elezioni si fanno vicine nessuno si sogna di contestare la leadership di Berlusconi nel centro destra. A sinistra invece cinque anni di pausa saranno indispensabili e dunque utilissimi a Walter Veltroni per costruire ex novo una sinistra che non esiste e di cui il Paese ha un dannato bisogno: una sinistra come quella di Tony Blair che si liberi di tutti i pesi sinistresi, e che si prepari a rendere il suo servizio al Paese. Prodi ha perso per molti motivi, ma quello più politico sta nel fatto che aveva voluto tener insieme e per forza il diavolo e l’acqua santa, sinistra radicale forsennata e sinistra riformista, pur di fare cassa di voti. E Dio sa se l’Italia ha bisogno di una sinistra che possa competere non con una destra conservatrice e reazionaria, ma con una destra riformista che si proietta con forza sul sociale, cioè su quello che la sinistra di governo si è guardata bene dal fare.

Berlusconi con il suo programma, in un modo piuttosto umiliante per i suoi avversari, dichiara una volontà politica che, per le categorie occidentali classiche, si dovrebbe chiamare “di sinistra” perché è a favore della gente, dei lavoratori e prima di tutto dei giovani. Questa è la sfida e ci sembra all’altezza sia dei problemi che dei tempi.

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