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Diritti Tv in chiaro e Zamparini: Lega calcio con il mal di pancia

Mediaset chiede lo sconto per colpa della Ventura. Il presidente del Palermo: «La carica o me ne vado»

Franco Ordine

Tre spine nel fianco. E una più dolorosa dell’altra. Impensabile riuscire, in un colpo solo, nel corso della doppia assemblea di serie A e serie B convocata per oggi a Milano, ad estrarle senza provocare qualche perdita dolorosa. La prima è iscritta, di diritto, al primo posto dell’ordine del giorno della kermesse dirigenziale: come anticipato dal Corriere della Sera, Mediaset, con una lettera firmata da Piersilvio Berlusconi, vice-presidente del gruppo televisivo, ha comunicato alla Lega la decisione di ridurre di 15 milioni di euro (su 61,5 all’anno come da contratto) la cifra da versare per i diritti in chiaro del campionato di calcio di serie A. L’iniziativa è tesa a segnalare, in modo fragoroso, il mancato rispetto dell’esclusiva da parte della Rai, e in particolare del programma di Raidue Quelli che il calcio condotto da Simona Ventura.
Sette sono state le segnalazioni (la prima datata 1 agosto, addirittura) spedite alla presidenza della Lega professionisti, titolare dei diritti, prima di dar corso alla svolta clamorosa di queste ore. Il contenzioso aperto dalla Tv del Biscione non è ristretto al recinto del diritto di cronaca. C’è in ballo qualcosa di molto più importante e decisivo, in materia della difesa efficace dei contratti di esclusiva. Nel frattempo, dietro le quinte, è in corso un negoziato tra Mediaset e Rai, per restituire alla Tv di Stato una parte dei diritti persi l’estate scorsa, quelli compresi tra le ore 13 e le ore 18. Sarebbe il trionfo di Varriale e il ripristino della sua trasmissione domenicale.
«Se le cifre che circolano sono esatte (36 milioni di euro per il triennio, ndr) non vedo perché dovremmo accettare» è la prima risposta indirizzata da Sandro Curzi. Ma è il dg Meocci a occuparsi della trattativa. «Rai e Mediaset, alla fine, si metteranno d’accordo» è il pronostico interessato di Zamparini, vice-presidente di Lega che considera «pretestuosa» la lettera arrivata ieri negli uffici della Lega a Milano. Adriano Galliani si è ritagliato un ruolo neutro. «Ne parleremo in assemblea» ha fatto sapere. Non è lui nell’angolo, sono i presidenti di serie B in grande difficoltà. Guai a parlare loro, alle prese con debiti e buchi di bilancio, di una riduzione del ricco contratto tv incassato in estate. Come si capisce, non è una minaccia di poco conto. Senza il flusso del denaro proveniente da Cologno Monzese, molti club, specie in serie B, non sarebbero in grado di pagare gli stipendi. Sulla materia, la strategìa di Galliani sarà fare un passo di lato. Nel senso che delegherà a Massimo Cellino, consigliere di Lega per gli affari televisivi, il compito di trattare la patata bollente.
La seconda spina nel fianco è rappresentata dall’ultima sortita di Zamparini. Esponente del gruppo di Della Valle, gli venne promessa - previa modifica dello statuto - una nomina a co-presidente della Lega, con poteri identici rispetto a quelli di Galliani. Ieri Zamparini ha minacciato un clamoroso abbandono. «Se non arriva la nomina, tolgo il disturbo» ha promesso. Prima di aggiungere: «Galliani fa il presidente del Milan, io mi occupo del Palermo, in Lega serve un presidente a tempo pieno». La verità è un’altra. Dal giorno del suo insediamento, Zamparini non si è mai visto in Lega, tranne che in occasione delle assemblee.
La terza spina infine è una questione aperta da qualche mese: il costo, economico, del divorzio, nei fatti consumato, tra serie A e serie B. Proprio quei 15 milioni di euro, che Mediaset ha messo in discussione con la lettera giunta ieri alla Lega, sarebbero stati utilizzati come alimenti da passare alla serie B. Ecco l’incastro perverso dei problemi.

A cui si è aggiunta, tanto per non far mancare niente al calcio italiano di questi tempi, la solita ordinanza del sindaco di Bergamo che vieta le partite nelle ore pomeridiane. Cosa volete di più dalla vita?

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