Cultura e Spettacoli

Dirty Martini rilancia il mito del Burlesque

La trentenne Dirty Martini riporta in auge il burlesque con uno spettacolo ambientato nella Roma della Dolce Vita

Dirty Martini rilancia il mito del Burlesque

C’era una volta il Burlesque. Che in Gran Bretagna fece furore fin dal quattordicesimo secolo come amabile presa in giro dei drammi classici e dei drammi edificanti per merito del perverso Geoffrey Chaucer che nei Racconti di Canterbury mise alla berlina preti impiccioni e comari propense al meretricio. Prima che, in era vittoriana, facessero irruzione sui palchi della futura swingin’ London procaci signore in gonnelle color carne e busti di trasparente levità che si liberavano di ganci e giarrettiere per far esplodere al vento le loro carni burrose.

Ora Matteo Tarasco, giovane regista laureato al Lincoln Center, dopo aver messo in scena un paio di Shakespeare e Goldoni che han fatto il giro d’Europa, esuma con ironico distinguo quel genere appena tornato di moda oltre Atlantico. Grazie alla nota etichetta Micca Club che ambienta nell’immaginario club osé Il gatto nero fasti e nefasti della Dolce Vita, oggi il Burlesque torna a splendere all’insegna di quella briosa gioia di vivere da troppo tempo cacciata nell’ armadio dei ricordi. Sulla scena dove sei bellissime girl ballano il charleston caro a Fitzgerald, il magnetico Greg, alias Claudio Gregori, impersona con verve un entertainer dal fiero cipiglio vittima di un’incipiente passione per uno squisito bonbon di nome Lucrezia Chiffon (l’attrice-rivelazione Lydia Giordano).

Uno scricciolo che ha acceso anche i sensi di Guido, l’impeccabile cameriere in doppiopetto del Gatto Nero che Danilo De Santis caratterizza con un occhio di riguardo al Poirot di Agatha Christie. Su questa commedia di sentimenti sempre elusi da circostanze avverse, Tarasco dipana una sorta di thriller. In cui la realtà si trasforma in un sogno sapientemente gestito da un autentico barman degli anni ruggenti di Via Veneto sull’onda rapinosa della Jazz Band di Gianni Oddi. Prima che, a sciogliere le file, provvedano le protagoniste deputate al piacere. Annunciate dalla prorompente Luna Rosa, una danzatrice egiziana che, sotto un copricapo di piume degno di Leonor Fini, sfoggia un fisico degno di Aiché Nanà quando, su un tappeto steso ai suoi piedi da alcuni giovanotti, si abbandonava a uno strip sui marciapiedi della Città Eterna.

Ma l’onore delle armi, in una serata di classe che strizza l’occhio con languore al boom di un’Italia sommersa, spetta di diritto a Dirty Martini. Una trentenne large size emula di Mae West che, in uno sfarzoso viola cardinalizio, si dimena con furore davanti a una Fontana di Trevi di cartone mentre, sul suo tripudio carnale, una conchiglia rovescia dall’alto un esile filo d’acqua. Omaggio romantico a Gypsy Rose Lee, la regina madre dello strip, che evocò la Roma di Fellini in una vasca davanti al Pentagono.

LA DOLCE DIVA - Burlesque Show - di Gregori e Casella Regia di Matteo Tarasco, con Dirty Martini.

Roma, Teatro Olimpico, fino al 22 dicembre.

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