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Disastro aereo a Giava Il superstite italiano: ero convinto di morire

Disastro aereo a Giava Il superstite italiano: ero convinto di morire

C’è un italiano tra i superstiti dell’impressionante incidente aereo avvenuto ieri mattina alle 7 locali (l’una di notte in Italia) all’aeroporto di Yogyakarta, nell’isola indonesiana di Giava. Alessandro Bertellotti, giornalista di Rai International, era uno dei 19 stranieri a bordo del volo della compagnia di bandiera indonesiana Garuda in arrivo dalla capitale Giakarta, che trasportava in tutto 140 persone: alla fine si sono contati 23 morti, ma il bilancio è ancora incerto, perché il Boeing 737 è stato praticamente distrutto dalle fiamme, che sono state domate solo dopo due ore di lavoro dai pompieri.
Bertellotti aveva preso posto quasi in coda all’aereo, ed è grazie a questo che ha potuto raccontare la sua drammatica esperienza. Secondo la sua testimonianza il disastro dovrebbe essere stato causato da un grave errore del pilota in fase di atterraggio. «L’aereo è atterrato a una velocità eccessiva - ha detto il giornalista italiano -. Scendeva in picchiata ed ero certo che ci saremmo schiantati al suolo: viaggio spesso in aereo e non ho mai visto una manovra così spericolata, la gente gridava per il terrore. Abbiamo toccato terra con violenza e l’aereo è come rimbalzato, poi ha proseguito la sua corsa quasi senza rallentare anche oltre la pista, sfondando le barriere di protezione dell’aeroporto, incrociando una strada e fermandosi in una risaia. Immediatamente dopo l’urto finale è scoppiato un incendio tra i sedili davanti a me, sulla destra. Mi sono aggrappato al sedile, che mi è finito addosso - ha continuato Bertellotti -, poi una hostess ha aperto il portello dietro di me e sono uscito tra i primissimi, praticamente illeso. Anche quelli che erano seduti intorno a me non si sono fatti quasi niente».
Molti altri non hanno avuto la stessa fortuna. Il fumo ha rapidamente invaso gli ambienti e probabilmente ha soffocato diversi passeggeri rimasti incastrati tra i rottami dell’aereo; poi le fiamme hanno cominciato a divorare il Boeing. Fortunatamente però la maggior parte delle persone a bordo sono riuscite a guadagnare l’uscita grazie agli scivoli laterali. A bordo c’erano anche nove fra diplomatici e giornalisti australiani, al seguito del ministro degli Esteri Alexander Downer che viaggiava però su un altro apparecchio, atteso a Yogyakarta poco più tardi. Due australiani sono tra i morti accertati, e cinque tra i feriti.
La presenza a bordo degli australiani - notoriamente tra i più convinti sostenitori della dottrina Bush e quindi potenzialmente nel mirino del terrorismo internazionale - ha indotto le autorità di Giakarta a ordinare un’approfondita indagine mirata a far emergere eventuali «cause non tecniche» dell’incidente: un sabotaggio, in altre parole. Da parte loro, sia il premier australiano John Howard sia il ministro Downer hanno negato di aver ricevuto qualsiasi informazione che possa accreditare l’ipotesi terroristica.
Quello di ieri è il terzo incidente a un aereo commerciale avvenuto negli ultimi mesi in Indonesia. In particolare, in gennaio era precipitato in mare un aereo della compagnia Adam Air con 102 persone a bordo, mai più ritrovate.

Ma il fatto che sull’aereo schiantatosi ieri a Yogyakarta viaggiassero anche dei diplomatici occidentali testimonia che la Garuda era comunque considerata seria e affidabile.

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