La discesista che non sfidava il destino

Medaglia d’argento ai mondiali del 2003. La sua filosofia: «Nella vita bisogna accettare le cose che non si possono cambiare»

Maria Rosa Quario

Corinne Rey-Bellet era nata il 2 agosto 1972 nel cantone svizzero di Vaud, a Val d’Illiez, una bella stazione sciistica a pochi chilometri da Monthey. Raccontava sempre di aver imparato a sciare prima ancora che a camminare e lo sci era diventato la sua vita e la sua professione dal 1992, quando aveva esordito in coppa del mondo e deciso di abbandonare la scuola di economia di Martigny, frequentata per due anni dopo la maturità liceale. Rivelatasi come gigantista nel circuito di coppa Europa e con un terzo posto alle finali di coppa del mondo di Crans Montana nel 1992, dopo alcune stagioni difficili in cui non aveva ancora capito quale strada prendere, si è infine imposta come velocista, vincendo, fra il 1999 e il 2002, cinque gare di coppa del mondo, tre discese e due superG, e salendo altre nove volte sul podio.
Nell’inverno 2001-2002, il penultimo della sua carriera agonistica, assieme a Michaela Dorfmeister ha lottato fino all’ultimo con Isolde Kostner per la conquista della coppa del mondo di discesa, andata poi all’italiana davanti all’austriaca e a lei, che nella classifica generale di coppa è finita tre volte nelle prime dieci, nel 1999, nel 2001 e 2002. Dotata di grande scorrevolezza e buona tecnica, Corinne Rey-Bellet riusciva ad emergere su ogni tipo di pista, spesso però il suo rendimento era altalenante perché a mancarle era la convinzione, la sicurezza nei propri mezzi. Timida ma allo stesso tempo determinata e molto corretta e gentile con tutte le avversarie, Corinne Rey-Bellet non ha avuto molta fortuna in occasione dei grandi appuntamenti a medaglia fino al 2002: è stata infatti due volte quarta ai mondiali di St. Anton nel 2001 e una volta quinta, all’olimpiade di Salt Lake City nel 2002. Ma all’ultima occasione, quella sulle nevi svizzere di St. Moritz, nel 2003, si è presa una bella rivincita conquistando l’argento mondiale in discesa. Una chiusura in bellezza e senza rimpianti, a 31 anni era giunto il momento di dedicarsi alla sua seconda grande passione, l’equitazione, e all’agenzia immobiliare di famiglia.
Un anno tranquillo per capire quanto diversa fosse la vita da persona normale e poi di nuovo a testa bassa in una nuova avventura, quella di mettere in piedi una famiglia sua, con il matrimonio e la nascita del figlio nel 2004. Tutto bene per un po’ di tempo, non molto per la verità, perché gli anni di serenità sono stati solo due.

A chi le chiedeva quale fosse la sua filosofia rispondeva che «nella vita bisogna accettare le cose che non hai il potere di cambiare e sapere come cambiare quelle che possono essere cambiate». Di certo, se potesse tornare indietro, Corinne sceglierebbe un uomo diverso.

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