Un disco e un tour (anche) in bicicletta. "Troppa frenesia, voglio essere libero"

In arrivo i brani di "Niuiorcherubini". Poi date all'estero e nel sud Italia

Un disco e un tour (anche) in bicicletta. "Troppa frenesia,  voglio essere libero"
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"Mi chiamo Jovanotti e faccio feste". Più o meno dice così, sul serio. E in effetti lo ascolti raccontare un progetto multiplo che muove idee e aspirazioni, musicisti, tir ("sostenibili"), treni ("scontati fino al 75% per i miei concerti"), migliaia di spettatori, macinerà chilometri nel mondo, in Europa, infine in Italia e - all'osso - resta questo del sognatore con la barba anarchica: tutto quello che Jovanotti ha pensato per la fine del 2025 e il 2026 che verrà è una unica, grande festa. E allora non è esagerato accostarsi alla battuta di John Ford che produceva capolavori al cinema e poi se ne usciva con l'essenziale: "Mi chiamo John Ford e faccio western". Il cappello a tesa larga da quasi-cowboy in effetti ce l'ha, Lorenzo, quando entra in scena al Teatro della Cometa "restaurato dalla mia amica Maria Grazia Chiuri" (stilista ex direttrice creativa di Fendi e Dior) per annunciare un poker di sorprese.

La prima: il 20 novembre, così di colpo, esce un disco dal titolo Niuiorcherubini (Island Records), "un disco nato in una sola settimana a New York a ottobre scorso, fuggendo da questo periodo di tacito sconforto per ciò che accade nel mondo e per cui sentivo di non poter far nulla se non mettere qualche like sui social. Ho affittato uno studio a Brooklyn, ho cercato via Instagram musicisti di questa città piena zeppa di talenti e con loro mi sono messo a fare jam session. Avevo l'idea di incidere una versione salsa del mio brano Senza se e senza ma, poi ci ho preso gusto, dopo tre giorni di gioia e scrittura mi sono reso conto che avevo un disco di tredici pezzi, suonato in analogico e presa diretta, in puro spirito funk e soul anni 70. L'ho chiamato così, Niuiorcherubini pensando al Dallamericaruso di Dalla. Quello che mi interessa oggi è essere libero all'interno di un mercato discografico troppo rapido: un pezzo arriva al numero uno e un attimo dopo è passato".

La seconda sorpresa: il progetto live L'Arca di Lorè che, dopo il PalaJova Tour da 600mila spettatori totali, vede Jovanotti salire a bordo di una simbolica barca fatta di entusiasmo, come quella biblica era fatta di legno. "Quella dell'arca è un'immagine spiega - che mi spinge a pensare cosa portare di me nel futuro, cosa salvare e cosa lasciare andare. Quando finirà il viaggio sarò a pochi giorni dai miei 60 anni". I porti che la barca toccherà vanno dall'Australia al Congo, "forse anche al Niger", poi in Europa tra Pula, Monaco di Baviera, Vienna, Barcellona, Montreaux col suo Jazz Festival, Lichtenstein. "Saranno spiega Jovanotti tutti luoghi dove sono sconosciuto, solo un tipo che vuole fare musica con la sua band e spera di farla bene". La terza sorpresa? Il capitolo speciale, tutto italiano, de L'Arca di Lorè, vale a dire il Jova Summer Party 2026, figlio fedele ma diverso del Jova Beach Party che sarà dedicato in agosto esclusivamente al Sud Italia e che terminerà la navigazione dopo tappe in Sardegna, Abruzzo, Puglia, Calabria, Sicilia e Campania - a Roma il 12 settembre, al Circo Massimo "perché - dice Lorenzo - a Roma sono nato vissuto fino ai 19 anni e ho iniziato a fare il deejay nei club come il Veleno. Il compleanno però non c'entra nulla, difatti non si festeggia mai prima e non ne parlerò. Mi limito a tenermi davanti la foto di Mick Jagger per invecchiare come lui". Del fatto che il Summer Party non si chiami Beach Party numero 3 invece Lorenzo parla con schiettezza: "I nostri live in spiaggia li abbiamo fatti sempre con grande scrupolo ambientale, il PalaJova ha realizzato il 102% di emissioni abbattute sui trasporti, ma viviamo nell'epoca delle notizie più importanti dei fatti: ci sono stati attacchi violenti, abbiamo ricevuto sedici denunce e nessuna di esse è andata oltre il primo esame. Molti hanno usato il Jova Beach per darsi visibilità. Dunque abbiamo scelto luoghi comodi e ampi nell'entroterra. Non avevo mai fatto tour al Sud solo perché là non esistono luoghi al chiuso per almeno 50mila spettatori". L'ultima carta a chiudere il poker è davvero curiosa: Jovanotti, scortato da amici e collaboratori, viaggerà da una tappa all'altra del tour sudista in bicicletta, l'amata bici che gli procurò il drammatico infortunio dal quale uscì con due operazioni e duri mesi di riabilitazione. "L'ho chiamato il Jovagiro pensando al Cantagiro anni '60, voglio promuovere il cicloturismo, le strade provinciali e i piccoli centri dove incontreremo tanta umanità. Gianni Morandi mi raccontava del Cantagiro, con gli artisti che si muovevano con le decapottabili, noi ci muoveremo in modo ecosostenibile".

Prima di partire per il suo 2026 da mappamondo, Jovanotti ammette: "Guarderò come ogni anno il Festival di Sanremo, ma certo non ci andrò. Per il numero dell'anno scorso con i Rockin 1000 abbiamo lavorato tre mesi. Se mai parteciperò alla gara? Solo quando tornerà a dirigerla Fiorello, ma siccome so che non lo farà più, sto barando".

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