Ma esiste solo l’Italia della crisi? Se guardi Santoro, come è capitato a molti giovedì sera, la risposta è sì. E ti viene un magone lungo così. Le trecento operaie che hanno perso il lavoro perché la Omsa ha trasferito la fabbrica in Serbia, i terzisti che non ce la fanno più e raccontano storie di imprenditori suicidi, disoccupate che sognano la rivoluzione. Ti tocca pure ascoltare Bersani, il quale si presenta come un leader della sinistra moderna e progressista, in giacca e cravatta, ma poi afferma che «in Italia i soldi ci sono» e che «bisogna andare a prenderli per metterli dove c’è bisogno». Testuale. A quel punto vedi nero, anzi rosso. Spegni il televisore e vai a letto. Sconsolato.
Poi al mattino ti svegli. E sorridi. Anzi, ti arrabbi. E ti chiedi: ma perché Santoro non fa vedere anche l’altra Italia? Ad esempio quella delle piccole e medie imprese che in agosto hanno fatto salire l’export del 31,5% e che continuano a combattere, a innovare, persino ad assumere.
Già, assumere. Parola grossa, in tempi di disoccupazione. Ma non da tutti apprezzata. L’altra Italia, che Santoro ignora, è quella che, quando resta a spasso, si permette di nemmeno cercare un lavoro. Addirittura di snobbarlo, quando sono altri a offrirlo graziosamente.
Cose che accadono non solo nel Meridione, ma talvolta anche al nord. Il sindaco di Albino, piccolo comune bergamasco della Val Seriana, è riuscito a ottenere da una grande società di distribuzione, «il Gigante», l’impegno ad assumere a tempo pieno 40 disoccupati oppure 80 part-time in un mega centro commerciale Honegger di prossima apertura. Per una volta erano tutti d’accordo: autorità locali, imprenditori, sindacati. Bella iniziativa, autenticamente solidale, in una zona manifatturiera, che, come altre, ha risentito la crisi, inducendo diverse aziende, soprattutto del tessile, a ridurre gli effettivi.
Sia chiaro: la disoccupazione è cresciuta, pur rimanendo contenuta. Secondo le statistiche ufficiali i senza lavoro sono 130. Assumendone 40 il tasso di disoccupazione sarebbe stato abbattuto di un terzo. «Il Gigante» si è preso addirittura la briga di contattare personalmente i cassaintegrati, i quali si sono visti recapitare una lettera con la proposta di un colloquio. Un sogno, ma, evidentemente, non da tutti condiviso. Su 130 ben 59 non hanno nemmeno risposto. Si trattasse di dirigenti che si rifiutano di considerare mestieri semplici, sebbene degnissimi, come quelli di portiere, addetto alle pulizie, magazziniere, si potrebbe capire. Ma Albino era e resta terra di operai e muratori. E anche considerando disfunzioni burocratiche, come l’aggiornamento delle liste di collocamento, i conti non tornano. Quasi il 50% di mancate risposte è una percentuale troppa alta. E per questo emblematica.
Amara per il sindaco Luca Carrara, che afferma «di non riconoscere più la sua gente», i suoi bergamaschi ovvero i lavoratori più tenaci, affidabili d’Italia. Gente che non si stanca mai, che non molla mai. Testa bassa e via a lavorare. Un tempo; oggi, forse, un po’ meno. Non tutti, per carità. Ai colloqui si sono presentati ben 706 disoccupati dei comuni circostanti. Segno che certi valori non sono tramontati. «Ma anche da noi c’è chi cambia passo e tende a prendersela comoda», aggiunge Carrara. E dunque a stare a casa, in cassa integrazione. Seduto, godendosi una lunghissima vacanza.
Stanno così bene da poter comportarsi come ricchi signori? O sono rammolliti da uno Stato sociale troppo generoso, che molto offre e nulla pretende in cambio? Vai a sapere. Forse un po’ dell’uno e un po’ dell’altro. Perché l’Italia non è a livello zero, né piagnona, né disperata, come la dipinge Santoro. La sua ricchezza familiare è tra le più alte in Europa, e il suo debito statale, sebbene elevato, è compensato da un indebitamento privato irrisorio rispetto agli altri Paesi. L’America dell’osannatissimo Obama è messa, paradossalmente, peggio di noi: sommersa dai debiti, sia pubblici che privati, e la ripresa si è già sgonfiata, come ha ammesso ieri la Federal Reserve.
Un’Italia forse un po’ contadina, che negli ultimi vent’anni non si è lasciata incantare dalle sirene del credito al consumo, e che forse si è un po’ imborghesita.
Un’Italia per molti versi contraddittoria, geniale e al contempo furba, anche un po’ malandrina. Un’Italia complessa, che nemmeno i sociologi riescono a capire fino in fondo, ma certo ben diversa da quella che Santoro dipinge a modo suo. Con il bene sempre da una parte e il male sempre dall’altra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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