«Disoccupati, non vi fate scoraggiare dalla crisi»

L’INCONTRO Diecimila persone hanno invaso Romano Canavese per salutare Benedetto XVI

nostro inviato a Romano Canavese (Ivrea)

«Sono un po’ limitato nella mia agilità, ma la presenza del cuore è piena!». Papa Ratzinger sorride più del solito, salutato dal calore di diecimila fedeli che ieri hanno invaso le strade di Romano Canavese, il paese che ha dato i natali al Segretario di Stato Tarcisio Bertone. La prima uscita pubblica del Pontefice dopo l’incidente domestico accaduto nella notte tra giovedì e venerdì, che gli ha provocato la frattura del polso, è un atto di amicizia verso il suo principale collaboratore in Vaticano. Ed è l’occasione per riprendere i temi della recente enciclica sociale, parlando della disoccupazione e della crisi e per dire alle famiglie: «Non scoraggiatevi!».
Benedetto XVI è atterrato con l’elicottero nella spianata della ex Olivetti poco prima di mezzogiorno. Dalla talare bianca spunta l’ingessatura leggera, che tiene fermo il polso. Per la prima volta da venerdì, il Papa è tornato a infilare l’anello sulla mano destra, con la quale ha benedetto i presenti al termine della preghiera. La prima tappa, dopo essere stato salutato dal vescovo di Ivrea Arrigo Miglio e dal sindaco, è la chiesa parrocchiale, dedicata a San Solutore: all’Angelus Ratzinger confesserà: «Finora non conoscevo il suo nome, ma sono sempre grato di conoscere nuovi santi intercessori!». Ad attendere il Papa ci sono gli abitanti del paese, i bambini, gli ammalati. Ratzinger si ferma e saluta porgendo a tutti la sinistra. Nel trambusto perde per un istante l’equilibrio a causa di una sporgenza della transenna.
Giunto sul sagrato, si siede sul trono bianco sotto il tendone che lo protegge dal sole. Ascolta il saluto del vescovo, che riferisce i problemi della comunità e del territorio. Quindi Benedetto XVI si alza e riceve i fogli con il testo del discorso dal segretario, ma preferisce iniziare improvvisando. Cita innanzitutto Bertone, che sorride seduto al suo fianco. Poi parla dell’incidente: «Come vedete, a causa del mio infortunio, sono un po’ limitato nella mia agilità, ma la presenza del cuore è piena, e sono con voi con grande gioia! Vorrei in questo momento – aggiunge – dire grazie con tutto il mio cuore a tutti: sono stati tanti che hanno mostrato la loro vicinanza, la loro simpatia, il loro affetto». Un grazie anche «al personale medico di Aosta che mi ha trattato con tanta diligenza, con tanta competenza ed amicizia e – vedete – con successo – speriamo! – finale», come pure alle autorità e ai semplici fedeli che in questi giorni hanno scritto o hanno fatto presente la loro vicinanza. Benedetto XVI riprende il testo preparato: «So che anche qui, nella zona di Ivrea, molte famiglie sperimentano una situazione di difficoltà economiche a causa della carenza di occupazioni lavorative». Il Papa spera che l’enciclica Caritas in veritate «possa mobilitare le forze positive per rinnovare il mondo» e aggiunge: «Cari amici, non scoraggiatevi! La Provvidenza aiuta sempre chi opera il bene e si impegna per la giustizia; aiuta quanti non pensano solo a sé, ma anche a chi sta peggio di loro. E voi lo sapete bene – aggiunge – perché i vostri nonni furono costretti ad emigrare per carenza di lavoro, ma poi lo sviluppo economico ha portato benessere e altri sono immigrati qui dall’Italia e dall’estero». I valori fondamentali «della famiglia e del rispetto della vita umana, la sensibilità per la giustizia sociale, la capacità di affrontare la fatica e il sacrificio, il forte legame con la fede cristiana» sono la base, spiega il Papa, per «costruire con speranza il proprio futuro». Infine, una parola ai giovani: «Qui, come dappertutto, bisogna domandarsi quale tipo di cultura vi viene; quali esempi e modelli vengano proposti...

La gioventù è piena di risorse, ma va aiutata a vincere la tentazione di vie facili e illusorie, per trovare la strada della vita vera e piena». Prima di ripartire per Les Combes, il Papa si è fermato a pranzo in casa Bertone.

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