I democratici europei degli anni trenta si chiesero a lungo se fosse necessario e utile «morire per Danzica». Era il tempo delle domande che fanno grande e tragica la storia, quel dilemma aveva un senso. I democratici italiani del terzo millennio, bontà loro, non mostrano dubbi e presi da autoreferenzialità a dir poco preoccupante, già si dichiarano pronti a «morire per Chicco» (ovvero Mentana). Ovviamente cè già la farsa in agguato e nessuno riesce ad evitare il senso del ridicolo in questo nuovo inno alla democrazia violata.
Il manifesto titola in prima pagina che Berlusconi è «Il grande fardello» (orwelliano, sintende) che fa strage degli spiriti liberi, a partire dallex direttore del Tg5. Il quotidiano comunista, ovviamente, si dimentica che per anni lo stesso Mentana era stato dipinto su quelle stesse pagine come il più furbo dei camerieri del Caimano. Gad Lerner annuncia con piglio epico che ha rifiutato sdegnato linvito a Chiambretti night. E ne dà notizia sul suo sito con lo stesso orgoglio con cui le democrazie liberali annunciavano le sanzioni contro lItalia mussoliniana. Come se discutere di informazione nella effervescente arena chiambrettiana fosse una pericolosa contaminazione con «il nemico», un peccato di impurità. Noi, però, non abbiamo dimenticato la lettera altrettanto irata con cui, solo un anno fa, Lerner accusava Mentana di essere un arrogante monopolista dellinformazione, ripagato con egual moneta dal conduttore di Matrix che lo sfotteva per gli ascolti lillipuziani del suo Infedele. Ma si sa. I nemici dei miei nemici sono miei amici e così adesso per Mentana si ammazza il vitello grasso e si fa festa grande.
Volevate, dunque, che non scendesse in campo Walter Veltroni, colui che denunciava il massacro democratico perché aumentava lIva per Sky (al pari di quello di Mediaset)? E che oggi offre la sua solidarietà a Mentana come se fosse un perseguitato politico, mentre è uno che semplicemente ha dato le dimissioni. «La sua indipendenza ci informa il leader del Pd non è stata tollerata». Lex ministro Gentiloni sentenzia che «senza Mentana Mediaset cambia pelle», mentre Giovanna Melandri denuncia «il tentativo di colorire il servizio televisivo di un pensiero unico acritico eliminando al suo interno il pluralismo». Sono lo stesso trio di dirigenti politici che durante la campagna elettorale del 2006 stilava comunicati di fuoco quando si prospettava lipotesi che il confronto Prodi-Berlusconi avvenisse a Mediaset. E indovinate da chi? Ma da Mentana, ovviamente.
Siamo curiosi di vedere se, quando Mentana avrà un successore, questi paladini della libertà e del pluralismo rifiuteranno gli inviti nel nuovo programma, che a sentire loro dovrebbe essere non si capisce perché meno aperto e democratico di Matrix di Mentana. Infine la Federazione nazionale della stampa, permettendosi di giudicare i palinsesti di una azienda che stava trasmettendo ben due programmi di informazione dedicati alla vicenda di Eluana, ci dice che la scelta di Canale 5 di mandare in onda la puntata del Grande Fratello era «insensata e stridente».
A ben vedere, in questo coro scomposto, variopinto e involontariamente comico cè tutta lattuale povertà di idee del centrosinistra, quello che grida al golpe e poi chiede in ginocchio al Cavaliere di concedergli leggi di sbarramento elettorale (per frenare lemorragia dei voti). Quella che per difendere la Costituzione non esita a «scalfarizzare» Napolitano. Quella che non prende mai atto della sua minorità, della propria sconfitta politica ed egemonica, ma che continua a trastullarsi nellillusione di poter rilasciare patenti di democraticità e attestati di martirio. Anche dietro questa polemica di panna montata si nasconde lantico vizio della sinistra post-comunista: la pretesa della superiorità morale. Che perde di vista anche il buonsenso. Perché se Mediaset è davvero il Grande Fratello, davvero non si capisce come il martire liberal Mentana abbia potuto essere in questa azienda per oltre venti anni uno dei massimi dirigenti, se non il principale volto dellinformazione. Ovviamente ci sono dei precedenti. Gli stessi politici gridarono già al martirio qualche anno fa - per Lamberto Sposini.
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