«Diventare famosa: eccomi nella fiction simile alla mia vita»

RomaLa favola è quella di sempre. Una ragazza sogna di diventare celebre come ballerina, e assieme ad un gruppetto di amici, tutti decisi a sfondare nel mondo dello spettacolo, affronta speranze, illusioni, successi e sconfitte. Finché, col trionfo, raggiungerà anche l'amore. Ma quanto somiglia alla favola di Stella (protagonista del film tv Non smettere di sognare, che diretto da Roberto Burchielli sarà trasmesso da Canale 5 mercoledì 3) con la storia vera della sua interprete? «Anch'io sognavo di diventare famosa, anch'io ho affrontato quest'avventura come fosse un sogno - ammette Alessandra Mastronardi -. L'unica differenza è che quando ho cominciato avevo solo 11 anni. Così all'inizio tutto era per me solo un gioco. Mentre oggi è come l'aria che respiro: essenziale per vivere». 23 anni, napoletana di nascita e romana per scelta, occhioni nero-notte e sorriso solare, la Mastronardi è diventata popolare con I Cesaroni (del quale, si rassicurino ammiratori e fan, interpreterà anche la quarta serie); ma stavolta debutta come protagonista assoluta.
«Interpreto Stella, una piccola eroina del 2009. Cioè una ventenne convinta che “smettere di sognare significhi morire”; e dunque pronta a qualunque sacrificio, come fare la scaricatrice del pesce ai mercati generali, pur di diventare ballerina. Così la notte si scatena in sala-prova, per togliersi di dosso il puzzo accumulato al mattino. Un personaggio forte: una che, piuttosto che arrendersi, usa le mani. Anche per darle di santa ragione». Ultimo prodotto del genere favola-musical che da È nata una stella porta dritto a Flashdance e Fame, Non smettere di sognare (interpretato anche da Roberto Farnesi, Benedetta Valanzano e Giuseppe Russo) non intende sfruttare il successo di Amici: «Quello è un talent show, questa una fiction - precisa il direttore della fiction Mediaset, Scheri -. Quella è realtà, questa è finzione, che di quella realtà racconta il “dietro le quinte”. Semmai, bisogna notare che Non smettere di sognare è un altro esperimento sulla via del rinnovamento della fiction. Primo film tv prodotto tutto internamente a Mediaset, con studi e maestranze nostre, nonchè a basso costo, è un nuovo apripista. Se funzionerà con gli ascolti, cioè, ne nascerà una serie».
E la doppia responsabilità, del primo ruolo in cartellone nonché dell'importanza del test, è molto sentita dalla giovane Alessandra. «Sono terrorizzata. Fin qui ho lavorato nell'atmosfera protettiva dei Cesaroni: tre anni “in famiglia”, che per me sono stati come una scuola. Così ora mi sento come quando finisce il liceo: improvvisamente sola, costretta a vedertela con te stessa». Poi c'è stata la difficoltà di convivere col successo: «All'inizio non l'avevo preso bene: mi sconvolgeva l'idea che qualsiasi cosa facessi o dicessi venisse analizzato. Quasi sempre in maniera negativa». Ma ad abbandonare la chiassosa famiglia romana (la quarta serie è in via di scrittura; le riprese cominceranno a novembre) non ci pensa neppure: «L'hanno detto alcuni giornali, equivocando il mio pensiero quando constatai che, prima o poi, dovrò trovare il coraggio di dire basta. Non voglio fare la fine degli attori di Beautiful, che arriveranno a farsi tumulare sul set. Certo: non so cos'altro potranno inventarsi gli sceneggiatori riguardo il mio personaggio: ormai ad Eva resta da fare solo la nonna...».
Non smettere di sognare è un inizio anche per lei. «Ricordo quand'ero bambina e con papà, appassionato di cinema in bianco e nero, al sabato pomeriggio vedevamo in tv i film di Anna Magnani e di Totò. Mai avrei immaginato che un giorno, in quella tv, ci sarei finita anch'io». E i suoi sogni non finiscono. Dopo aver trovato l'amore (Vinicio Marchioni: interprete del «Freddo» nella serie Sky di Romanzo Criminale, in cui lei interpreta la fidanzata Roberta) e dopo aver debuttato in teatro (Prozac Family: due stagioni di successi, probabile ripresa in autunno) ora pensa al cinema. «Conosco e ammiro molti degli attori dell'ultima generazione, come Elio Germano o Vittoria Mezzogiorno.

E girare un film con Garrone o Ozpetek sarebbe il massimo!». Il cinema, dice, «sarebbe l'ideale per me. Perché ti dà più tempo per costruire il personaggio, per limare le scene, curare il tutto. Con le fiction, invece, devi fare tutto di corsa».

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