Diventare uomini è il più importante compito a casa

Da qualche giorno gira in rete la lettera di un genitore con cui informa gli insegnanti del figlio tredicenne Mattia perché durante l'estate questi non ha svolto alcun compito assegnatogli. Con la motivazione «voi avete nove mesi per insegnargli nozioni e cultura, io tre mesi per insegnargli a vivere», aveva infatti optato per lo svolgimento di altre attività come «vita di campeggio, lunghe gite in bici, gestione della casa e della cucina». Spero tanto che - prima o poi - quel ragazzo, crescendo, non scopra che, seguendo il grande esempio del padre, ci si possa rifiutare anche di seguire i... consigli degli stessi genitori e in generale tutte le altre regole, leggi, norme della società civile. E allora forse quel papà scriverà un'altra lettera (un po' meno orgoglioso!). Ma forse sarà tardi!

Vincenzo Mangione

Caro Vincenzo, mi spiace ma non sono d'accordo con la sua analisi. Premetto che se scoprissimo una formula per essere buoni genitori avremmo risolto la maggior parte dei problemi del mondo. Ma detto questo sono convinto che il padre, e la madre, abbiano il diritto-dovere di educare e crescere i figli in base ai loro principi. Nel merito poi, anche tra insegnanti e pedagoghi esistono teorie contrapposte sull'utilità dei famosi compiti delle vacanze. Ma non è questo il punto. Contesto il fatto che passare qualche ora in più con il padre sia meno utile per la vita che ripassare una poesia del Foscolo o il teorema di Pitagora. Le autorità, in qualsiasi campo, seguono una scala gerarchica. E chi è, o meglio, visti i tempi, chi dovrebbe essere la massima autorità per un bambino o un ragazzo? A mio avviso, e senza dubbio, il padre e la madre.

Quel giovane di cui stiamo parlando, non ha quindi imparato a «non obbedire», semmai l'inverso. Ha obbedito, (probabilmente volentieri, ma questo è un altro discorso) al suo comandante in capo. E salvo rare eccezioni che confermano la regola, chi segue i consigli del padre difficilmente sbaglia.

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