Enrico Groppali
da Milano
Quando il 20 febbraio 1999, Sarah Kane si tolse spettacolarmente la vita impiccandosi, molti tirarono un respiro di sollievo. Un perché facilmente spiegabile dato che nei drammi della commediografa dOltre Manica si parla solo di truculenti cambi di sesso, di occhi che escono dalle orbite, di cliniche gestite da neonazisti specializzati nellinfliggere torture ed altre amenità del genere. Di questo universo degno dello strangolatore di Boston da cui è bandita ogni speranza che qualcuno mormori un ringraziamento alla Natura Trionfante, la Kane rimane lindiscussa paladina. Portata alle stelle da chi, coltivando lipotesi che larte si debba esclusivamente nutrire di eterne sciagure, la povera Sarah è da questi ultimi elevata allo stesso livello del suo conterraneo Shakespeare che tuttavia, oltre al Titus Andronicus e al Riccardo III, ci ha pure lasciato laerea levità del Sogno di una notte destate.
Fatta salva questa doverosa premessa, non negheremo allinfelice Sarah il possesso di uninfallibile tecnica che, in questi tempi dove le sciagure abbondano, le assicura un posto di primo piano tra gli adepti, a teatro, dellecatombe finale come del culto dellhorror allo stato puro. Di cui è perfetta espressione 4.48 Psicosi che Sarah lasciò non tanto come testamento esemplare, ma come un sedicente Morte, istruzioni per luso parafrasando un celebre titolo di Georges Pérec. Un copione esasperato e disperato dove le enigmatiche cifre che corredano linvito alla dissoluzione alludono allora notturna in cui la protagonista del tormentoso corpo a corpo con se stessa è visitata dalla visione di cataclismi naturali e straordinari che confluiscono prima nella psicosi e in seguito nel definitivo salto nel buio.
Un percorso di tale difficoltà da tentare ogni star dimporlo alla platea come da tre anni sta facendo Isabelle Huppert, considerata tra le più grandi attrici europee per le sue capacità di caratterizzare, dal comico al tragico passando attraverso la complicità del grottesco con brio, le più disparate figure della femminilità contemporanea. Accentuando, al limite del delirio, la propria naturale predisposizione a impersonare, sullo schermo, assassine patologiche (Violette Nozière), sterminatrici di intere famiglie (Nel buio della mente), suicide per colpa (Madame Bovary). Dopo La pianista, il film di Heneke dove vessava un partner che tentava di sfuggirle, e soprattutto dopo Gabrielle, la pellicola in cui Chéreau la eleva a mantide religiosa della repressione sessuale, era inevitabile per Isabelle lapprodo a Sarah Kane.
4.48 Psychose - di Sarah Kane, con Isabelle Huppert Milano, Teatro Strehler
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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