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«Il dollaro debole favoriva soltanto gli speculatori»

Un imprenditore felice. E sincero. Alberto Zamperla presidente della Antonio Zamperla Spa, tra i primi produttori mondiali di giostre con un fatturato di oltre 57 milioni di euro e il 98 per cento di esportazioni. Intervistato telefonicamente a New York dove ha realizzato, inventandolo dal nulla il grande parco dei divertimenti che rilancerà Coney Island, parla con disincanto della crisi innescata dalla Grecia e ora complicata dall'Ungheria, sta affossando le Borse e ha fatto precipitare l'euro.
Presidente Zamperla, dica la verità, questo euro che sta perdendo colpi non le dispiace...
«Non mi dispiace affatto. Non solo perché gran parte della mia produzione è diretta oltre confine ma perché la considero una dieta dimagrante salutare e salvifica per la nostra economia. Una scossa provvidenziale che dovrebbe far riflettere anche chi ci governa, far comprendere meglio le esigenze di noi imprenditori manifatturieri. Un euro forte sommato al nostro costo del lavoro caro e alla nostra bassa produttività non era proprio un mix dei migliori».
Intanto per lei che negli Usa ha portato e fatto conoscere l'industria del divertimento made in Italy gli affari vanno a gonfie vele...
«Sottovalutare il mercato americano come qualcuno da noi pensa o ha pensato di fare è un errore. Negli Usa si lavora bene, si apprezza la serietà di chi lavora con impegno professionale e si retribuisce questa professionalità adeguatamente. Mi chiedo: a chi faceva comodo un dollaro debole? Agli speculatori, forse, non certo agli imprenditori come me e come le decine di aziende italiane di eccellenza che, all’estero, si sono fatte conoscere e apprezzare».
Quindi, secondo il suo punto di vista, è come se la situazione stesse tornando alla normalità?
«Certamente il nuovo rapporto di forza tra euro e dollaro ristabilisce la verità e non potrà che giovare. L'eccessivo indebolimento della moneta americana è stato determinato, a parer mio, da una crisi etica prima ancora che economica. Una crisi etica e comportamentale frutto di una sorta di patto scellerato».
È anche vero che lei adesso potrà esportare sempre di più.
«Un'azienda come la nostra ha sempre esportato. E senza grossi problemi. Vede, la verità vera è un’altra. La verità è che in Paesi come gli Stati Uniti se si esporta si lavora bene. E lo Stato è vicino agli imprenditori, non li ostacola. Noi in cento giorni, perché questa era la dead line che ci era stata imposta, abbiamo costruito a Coney Island uno straordinario parco di divertimenti che rappresenterà il primo passo per il rilancio di una zona degradata. Sa quante ispezioni abbiamo avuto in cento giorni? Duecento. Ed eravamo noi a chiederle per lavorare tranquilli.

E tutte le volte che le abbiamo chieste due ore dopo si presentava l'ispettore per la verifica degli impianti».

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