DOMANDE & RISPOSTE

Milano Alessandro De Magistris ha gestito per una vita la storica cartoleria aperta dal nonno nel 1911, nel cuore di Milano. Ma due anni fa è stato costretto a chiudere baracca.
Quali sono stati i motivi della chiusura?
«L’affitto era arrivato a cifre stratosferiche, insostenibili. Fatturavamo a Natale quello che avremmo dovuto guadagnare in un qualsiasi mese dell’anno. I conti non tornavano affatto».
Nel 2010 altri 25mila negozianti in Italia hanno avuto la sua stessa sorte.
«Ci credo, le famiglie hanno tagliato drasticamente i consumi e le spese di gestione sono diventate troppo alte».
Però ci sono anche stati gli incentivi per i negozianti.
«Vero, ma sono ridicoli, non bastano».
Quindi il centro delle grandi città è destinato ad essere invaso dalle catene commerciali?
«Sono le uniche che possono permettersi certi affitti ma spero che i negozi non spariscano».
Che fare?
«Bisognerebbe seguire l’esempio dei paesi europei, come la Germania. Cioè creare una mappa dei negozi per evitare che aprano tre cartolerie nella stessa via o due negozi simili a pochi metri l’uno dall’altro».
Però questo è contrario alla liberalizzazione.
«Sì, ma servono regole, serve un piano ben studiato».


Liberalizzare gli orari di apertura può accelerare la ripresa?
«Può aiutare a uscire dalla crisi. Ma credo che per una vera ripresa bisognerà aspettare almeno fino al 2014».
Confcommercio parla del 2012.
«É un bene essere ottimisti, ma chi ha lavorato una vita dietro a un bancone sa come vanno certe cose».

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