Il 4 luglio entra in vigore la riforma del processo civile, approvata dal Parlamento nel maggio scorso. La nuova normativa mira a ridurre i tempi, lunghissimi, che caratterizzano le controversie civili, a snellire i meccanismi del contenzioso e anche a ridurre la stessa litigiosità degli italiani, oggi elevatissima.
Un arretrato intollerabile. Con il vecchio rito per ottenere una sentenza di primo e secondo grado in una causa civile occorrevano mediamente 4 anni 7 mesi e 25 giorni; 8 anni per definire una procedura fallimentare. Tempi insostenibili, un danno certo per cittadini e imprese, poiché la giustizia ritardata significa anche giustizia negata. L'accumularsi dei ritardi ha fatto sì che oggi in Italia siano pendenti cinque milioni di processi civili. E alle aziende italiane tutto questo costa, secondo uno studio della Confartigianato, 2 miliardi e 200 milioni di euro l'anno.
Il danno per l'immagine dell'Italia, poi, è enorme: lo stato comatoso della giustizia civile è considerato uno degli ostacoli principali agli investimenti dall'estero.
I rimedi. Dai riti finora previsti scompare il rito societario, resta in vigore il rito del lavoro e, accanto a quello cognitivo ordinario viene introdotto il «sommario di cognizione», meno formale e più flessibile, che tuttavia non lede il principio del contraddittorio e il diritto alla difesa. I riti oggi sono 27 e la riforma ha previsto la delega al governo per ridurne via via il numero.
In termini pratici il complesso delle nuove norme rende certo il calendario del processo, riduce i tempi di alcune fasi del giudizio; prevede sentenze concise e testimonianze scritte e inasprisce le sanzioni per chi ostacola o ritarda lo svolgimento del processo.
Con la riforma, il giudice quando assume le prove indica tutte le udienze successive in un calendario che potrà essere modificato solo per gravi motivi. Con l'accordo delle parti il magistrato potrà disporre che il testimone possa rispondere per iscritto e deciderà la causa con la concisa indicazione delle ragioni di fatto e di diritto.
Sempre con l'intento di ridurre i tempi dei giudizi, sarà ampliata a cause del valore di 5.000 euro la competenza del giudice di pace, competenza che potrà arrivare a 20.000 euro per le cause relative a incidenti stradali.
Inoltre, ci sarà un filtro per ridurre la possibilità di ricorso in Cassazione. I ricorsi saranno inammissibili in due casi: quando la decisione impugnata è in linea con orientamenti già espressi dalla suprema corte e quando è manifestamente infondata la presunta violazione dei principi del giusto processo.
Il complesso delle nuove norme, una volta a regime, potrà abbreviare di 3 anni e mezzo la durata delle cause.
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