Tre Asl al posto di cinque. Cambia così lorganizzazione delle aziende sanitarie e degli ospedali pubblici sul territorio della capitale. Il progetto che prenderà piede da qui al 2010 prevede quello che viene chiamato, allinterno del recentissimo piano sanitario regionale, il piano di riazzonamento (sic!). Ossia il nuovo assetto istituzionale ma anche gestionale e amministrativo dellofferta assistenziale. Dove il nodo cruciale sarà quello di perfezionare le competenze sanitarie sui tre quadranti cittadini ripartendole tra le tre nuove Asl: Roma nord, Roma sud-ovest e Roma sud-est. Le nuove strutture si occuperanno «dellesercizio della tutela della salute dei residenti, della prevenzione e dellassistenza ambulatoriale», come è scritto nella bozza del piano sanitario del biennio 2008-2010. Quanto allassistenza ospedaliera, farà capo solo ai tre grandi ospedali prescelti: al SantAndrea per lAsl Roma nord, al San Camillo per lAsl Roma sud-ovest e al San Giovanni per lAsl Roma sud-est. «Questi tre ospedali fungeranno da strutture hub (strutture di rete) - specifica il testo relativo alle linee di indirizzo del piano - e avranno competenze sul territorio per quanto riguarda tutti i ricoveri». Sia ricoveri ordinari che per i day hospital naturalmente. Mentre, per quanto concerne gli ospedali che a oggi sono in capo alle aziende sanitarie (e che tali rimarranno) verranno salvaguardati unicamente quelli a vocazione specialistica e mono-specialistica. Gli altri presidi perderanno invece la loro peculiarità e diverranno grandi poli ambulatoriali. Un esempio per tutti lospedale SantEugenio e Cto, che adesso appartenendo allAsl Roma C, passeranno di fatto allAsl Roma sud-ovest mantenendo ciascuno una caratteristica: al SantEugenio verranno salvaguardati i posti letto del reparto grandi ustioni, mentre al Cto la traumatologia. In definitiva dopo un gran parlare da parte della varie parti politiche sulleventualità di unificare per la capitale le singole Asl si è arrivati soltanto a questa sorta di compromesso che però per qualcuno non sarà per nulla conveniente oltre al fatto che la riorganizzazione burocratica creerà, almeno da principio, tante difficoltà gestionali da poter mettere a repentaglio lordinaria amministrazione. Per il capogruppo dei Socialisti Riformisti, Donato Robilotta «tra messa in mobilità del personale, le eventuali e probabili vertenze aziendali e le riallocazioni dei singoli servizi non vi sarà alcun risparmio se non nello stipendio dei direttori generali che saranno solo 3 anziché 5 e dei 6 tra direttori amministrativi e sanitari anziché 10».
In pratica il risparmio sugli emolumenti dei manager porterà nelle casse della Regione solo un milioncino di euro e nulla più.
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