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Domiciliari per Scaglia Dopo ottanta giorni e gli appelli al Colle scarcerato il manager

Domiciliari per Scaglia Dopo ottanta giorni e gli appelli al Colle scarcerato il manager

RomaFinalmente ce l’ha fatta. Dopo 80 giorni di carcere Silvio Scaglia, l’ex amministratore delegato di Fastweb coinvolto nell’inchiesta su un presunto maxi riciclaggio di due miliardi di euro, è riuscito a ottenere almeno gli arresti domiciliari. Il gip di Roma Aldo Morgigni glieli ha concessi ieri dopo che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i sostituti Giovanni Bombardieri, Giovanni Di Leo e Francesca Passaniti avevano espresso parere favorevole alla scarcerazione. A convincerli che fosse arrivato il momento di fargli lasciare la cella è stato il lungo interrogatorio sostenuto da Scaglia lo scorso 12 aprile, durante il quale il manager ha ricostruito nei dettagli tutti i passaggi delle operazioni oggetto delle indagini. Il suo avvocato, Pier Maria Corso, aspetta «di avere certezza delle motivazioni del provvedimento». Intanto non si sbilancia: «Si inizia a intravedere una luce in fondo al tunnel - commenta - È un primo passo verso un chiarimento definitivo per l’innocenza di Silvio Scaglia».
Un’innocenza che l’ex ad di Fastweb ha urlato con convinzione fin dall’inizio, quando tornò precipitosamente dal Sudamerica dove era in missione di lavoro, non appena saputo dell’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti, per mettersi nelle mani dei magistrati. Neanche le sue dimissioni, presentate per non coinvolgere un’azienda con 3.500 dipendenti nella vicenda giudiziaria, sono bastate per tirarlo sollecitamente fuori dal carcere. I magistrati sono sempre stati convinti che il manager non potesse non essere a conoscenza dei meccanismi di quella che il gip, nelle 56 ordinanze di custodia cautelare emesse su richiesta della Procura distrettuale Antimafia, ha definito «una delle più colossali frodi poste in essere nella storia nazionale».
Secondo l’accusa, in un arco temporale che va dal 2003 al 2006 alti funzionari e amministratori delle società Telecom Italia Sparkle e Fastweb, attraverso false fatturazioni e servizi telefonici e telematici inesistenti, avrebbero evaso il pagamento dell’Iva per un ammontare complessivo di circa 400 milioni di euro, trasferendoli poi all’estero, dove il denaro sarebbe stato reinvestito in appartamenti, gioielli, quadri e automobili. Scaglia, nel corso degli interrogatori in carcere, ha sempre negato di aver commesso reati e garantito che il comportamento di Fastweb è sempre stato corretto, anche se ha ammesso la possibilità che qualcuno all’interno della società possa aver agito illegalmente.
Il prossimo 19 maggio un ricorso di Scaglia sarà all’esame anche del Tribunale del riesame. Nei giorni scorsi si sono moltiplicati gli appelli per la sua scarcerazione. Anche Umberto Eco è intervenuto per chiedere perché fosse ancora in carcere. La moglie del manager ha scritto al presidente Giorgio Napolitano per chiedere di far luce sul caso. E il Quirinale aveva chiesto alla Procura di Roma «ogni notizia consentita» riguardo all’inchiesta.

Un pressing efficace, a quanto pare.

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