Maria Rosa Quario
Grande giornata ieri per la discesa azzurra: Nadia Fanchini sale per la prima volta sul podio ed è 3ª nella gara di Lake Louise vinta da Maria Riesch (con Daniela Merighetti 7°). Fra gli uomini Peter Fill è 4° e Kurt Sulzenbacher 6° nella discesa di Beaver Creek vinta alla grande da Bode Miller davanti allo svizzero Didier Cuche e al compagno di squadra Steven Nyman.
Dopo tre giorni di tempi eccellenti in prova, la più giovane delle Fanchini ha fatto un mezzo miracolo riuscendo a fare un gran tempo nonostante un errore clamoroso e il buio sceso sulla pista poco dopo la prova della Riesch, quando la caduta di una svedese ha fatto fermare la gara per parecchi minuti. Già oggi la ventenne di Montecampione avrà la possibilità di fare ancora meglio, in programma infatti cè unaltra discesa.
Difficile invece che Fill oggi in gigante faccia meglio che in discesa. Ma mai dire mai: Peter fa sul serio, ci ha preso gusto. Non ai quarti posti, quelli li ha sempre odiati, ma guardare Raich, Maier, Svindal, Miller e compagnia dallalto in basso nella classifica generale di coppa è davvero una bella sensazione. Che ha provato per la prima volta nella sua vita giovedì dopo il quarto posto nella supercombinata, che ha assaporato ancora meglio ieri, dopo il bis. Peter ha perso il podio per la miseria di 5/100, tradotti in punti sono dieci, ma fare conti allinizio di dicembre sarebbe assurdo, la stagione sarà lunghissima e lui parteciperà a tutte le gare in programma con lobiettivo di arrivare a quota 800: è già a 184, la media è più che buona, il morale alle stelle anche se arriveranno i giorni delle gare e delle piste a lui meno congeniali.
Il terzo posto in una discesa banale come Lake Louise ha però dimostrato che il carabiniere di Castelrotto, classe 1982, ha fatto grandi progressi anche sui terreni più facili, lui che i migliori risultati finora li aveva ottenuti a Beaver Creek, a Wengen e Kitzbuehel, su piste difficili dove più di ogni altra cosa contano tecnica e coraggio. Quelle, a Peter, non sono mai mancate. Fin da quando era bambino e si buttava come un pazzo sulle piste dellAlpe di Siusi, dietro alla sorella Sara, alla cugina Denise Karbon, e a decine di coetanei che però nelle gare giovanili lo battevano regolarmente. «Non ero un fenomeno da piccolo, il fenomeno in famiglia era Sara, vinceva tutto, purtroppo ha dovuto poi smettere per problemi alla schiena e proprio allora io mi sono messo ad andare forte, forse prima soffrivo la sua bravura, anche perché mi dava davvero fastidio quando la gente non riconosceva i miei meriti e diceva che se andavo benino era solo grazie agli sci veloci di Sara».
Tranquillo, timido e sempre molto educato, Peter Fill mi ha stupito durante lestate il giorno in cui sono salita sul ghiacciaio di Cervinia per fare unintervista a Giorgio Rocca. Mi ha salutato e a bruciapelo, non appena Giorgio si è girato, mi ha chiesto: «Scusa, ma perché non fai unintervista anche a me? Non la merito ancora?». Quel giorno ho cominciato a conoscerlo davvero, a capire che la timidezza era spesso dovuta a problemi con la lingua italiana e che la mentalità era quella giusta.
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