Sport

Il Dominator del ghiaccio tradito dalla valigia

Hasek, milionario superstizioso, non vuol giocare perché ha perso i bagagli. E l’Italia debutta contro il Canada campione

Tony Damascelli

nostro inviato a Torino

Sarà anche Dominator ma da un paio di giorni sta aspettando la valigia. Colpa delle linee aeree che l’hanno portato a Torino, da Ottawa. Capita anche ai fenomeni di vivere le stesse incacchiature di un comunissimo passeggero. Dominick Hasek, pronuncia Ha-scèk, è il portiere della nazionale ceca di hockey su ghiaccio. Dominik è famoso ma anche superstizioso, non accetta di allenarsi o giocare con la roba d’altri, la federazione italiana gli ha messo a disposizione prima la dotazione di Rene Baur, il nostro portiere di riserva, poi una attrezzatura tutta nuova ma Dominator ha respinto l’offerta.
Hasek ha quarantuno anni ed è diventato l’assoluto fenomeno dell’hockey americano, roba da memorabilia. Sui siti internet si vende di tutto, autografi, magliette, statuette, penne, bastoni, maschere, insomma l’Hasekificio che appartiene a un ragazzo venuto via da casa, quando ancora questa si chiamava Cecoslovacchia per guadagnare dodici milioni di dollari.
Hasek guida la sua nazionale verso il titolo olimpico. Oggi parte il grande torneo di hockey su ghiaccio, il gioco si fa duro. Non dico puro perchè qui vige appunto la legge del dollaro. Basta controllare le rose della nazionali. La squadra ceca ha ventitrè giocatori, uno solo fra questi, il portiere di riserva Hnilicka, risiede in Patria, gioca con il Liberec. Gli altri ventidue hanno superato l’oceano, quattro giocano in Canada, diciotto negli Stati Uniti. Volete notizie sui russi? Sei non hanno tradito la grande Patria, gli altri diciassette se ne sono andati sempre verso i siti di cui sopra, Canada e Usa. Ed è curioso verificare che anche nel superteam canadese sono sette quelli fedeli al Paese e sedici emigrati verso il Colorado, la Florida, Tampa Bay o Dallas.
Ritorno a Dominator, perchè la sua storia e la sua carriera spiegano questo sport feroce che mette assieme astuzia e potenza, velocità e intuito, assommando le qualità del rugby, del calcio, dell’hockey su prato, de la crosse giocata dagli indiani canadesi, del bandy scandinavo (hockey su un campo lungo e largo come quello del calcio), del football americano. Totale, qui non si scherza e non si simula, disco lungo e pedalare. Dominik Hasek viene da una città, Pardubice, famosa per il panforte, la corsa ippica ad ostacoli e l’università dove Dominator ha preso la laurea in pedagogia negli anni in cui c’era ancora la guerra fredda. A Pardubice ci deve essere la banca dell’hockey. Con Hasek sono diventati famosi sul ghiaccio Vladimir Martinec e Milan Hejduk. Ma il conto corrente di Dominator è gonfio come un dirigibile nonostante le assenze per mutua; si contano, in dodici anni di parate, i seguenti infortuni: strappo all’inguine, strappo ai muscoli dello stomaco, distorsione al ginocchio (2), distrazione all’addome, frattura di due costole, rottura dei legamenti del ginocchio, infezione all’orecchio, ernia, strappo alla schiena, strappo al muscolo inguinale, per il resto tutto bene.
Cerotto-Hasek non ha mollato per questo. A sedici anni giocava a Pardubice, a quarantuno a Ottawa, dopo essere passato tra Chicago, Buffalo e Detroit, vincendo per otto volte il titolo di migliore giocatore del torneo americano ed essere stato il primo portiere della storia ad aver effettuato un assist per il gol. Non ha perso nemmeno tempo per mettere assieme una famiglia, sua moglie Alena, stesso nome e nazionalità della Seredova (si vede che i portieri hanno un fascino particolare per le femmine della Repubblica Ceca), gli ha regalato Michael e Dominika.
Oggi va in campo, valigia permettendo, contro la Germania. Le stelle del torneo si chiamano Alexander il grande Ovechkin, giovanissimo russo dei Washington Capitals, lo svedese Paperone Forsberg (11 milioni di dollari di salario) che ha i muscoli logori e resta in bilico, il mezzo italianuzzo Brian Gionta, capocannoniere nel torneo americano.

Intanto gli azzurri pallidi (2 americani, 9 canadesi) affrontano il carrefour canadese: Luongo, Brodeur, Turco, Niedermayer, Jovanovski, Bertuzzi, Lecavalier, Sakic, vi sembrano tutti a denominazione di origine controllata? Speriamo nel fuso.

Commenti