Dominik un po’ Diabolik è il nuovo siluro azzurro Ora Paris si legge Italia

«Il podio? Ma no! Mi sarei accontentato di finire nei 10. La vittoria? Ma no! Va benissimo secondo. Sarà per la prossima? Ma no! La prossima sono i Mondiali!». Ride con la bocca, gli occhi, le orecchie, ride nel cuore e nell'anima Dominik Paris, discesista azzurro ieri battuto solo da Didier Cuche nella gara di Chamonix. Ride e se la gode, era da quasi un anno che sognava questo momento, dal giorno in cui all'Olimpiade, nella discesa valida per la combinata, era finito 2° alle spalle di Svindal rendendosi conto che arrivare sul podio sarebbe stato possibile anche per lui. Un'estate da protagonista nella squadra italiana, i compagni più vecchi a studiare le sue linee al video, il dt Ravetto a scommettere su di lui («Sarà la sorpresa dell'inverno»), poi una varicella debilitante poco prima del via della coppa del mondo. «Ma no, quella non c'entra con la fatica che ho fatto all'inizio, è che non sono riuscito a prendere il ritmo, solo a Bormio ho cominciato a sentirmi bene». E a riaffacciarsi in zona punti con il 17° posto, seguito da una brutta caduta nella discesa della supercombinata di Wengen e da due venticinquesimi posti, proprio a Wengen e poi a Kitzbuehel.
Niente male per un 21enne in una specialità dominata dagli ultra trentenni, anche perché «la Streif quest'anno era veramente difficile e pericolosa». Poi arriva a Chamonix, sulla famosa pista Verte des Houches che non aveva mai visto e che si studia ben bene nelle due prove, chiuse al 41° posto a tre secondi dai migliori. «Ma non è in prova che si deve andare forte!» racconta. Al via con il numero 1, Paris ieri non si è fatto intimidire, anzi. «Ho capito subito di aver fatto una bella discesa, ma il podio è stato l'ultimo dei miei pensieri fino a quando è sceso Walchhofer con il 17. Battuto lui... ci ho sperato!».
L'attesa è stata lunga, a causa di alcune cadute, e "Domme" (o "Parigi", sono due i suoi soprannomi) è rimasto in testa per oltre un'ora. Ma che effetto fa stare sul podio con i vincitori di Wengen (Klaus Kroell, battuto per 21/100) e Kitzbuehel (Cuche, davanti per 67/100)? «Beh! Cuche potrebbe quasi essere mio padre…» ride ancora Dominik, altoatesino della Val d'Ultimo nato nell'aprile del 1989, talento precoce, più volte campione italiano nelle categorie giovanili e per tre volte sul podio ai mondiali juniores 2009. E' un tipo tranquillo, parla poco perché è un po’ timido e soprattutto non si fida del suo italiano, ma non si fa problemi a raccontare come la sua vita avrebbe potuto essere ben diversa se, nell'estate 2007, non avesse passato tre mesi in malga a curare 120 mucche per scappare da una brutta strada, quella dell'alcol che lo aveva portato a pesare 108 chili.

«Con la birra ho chiuso, punto sullo sci, ho ancora tanto da imparare ma credo che un podio di coppa del mondo possa già essere alla mia portata» aveva detto in ottobre. Missione compiuta.
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