Il Don Giovanni col sogno dell’Eliseo

Dominique Strauss-Kahn è un buon giocatore di scacchi, ma questa volta la sua partita appare senza speranza. A tradirlo, se le accuse saranno confermate, la ben nota passionaccia per le donne, quella che nel 2008 lo portò a un passo dalle dimissioni dal Fondo monetario internazionale. Aveva intrattenuto una relazione extra-coniugale con Piroska Nagy, una economista ungherese dipendente del Fmi oltre che ex moglie del governatore della banca centrale argentina. La Nagy, in quel periodo, aveva ottenuto promozioni ed aumenti di stipendio. Tuttavia, allora Strauss-Kahn se la cavò con pubbliche scuse e venne «perdonato» dal board del Fmi.
Oggi la situazione è ben più grave. «DSK», come viene comunemente chiamato alla diciannovesima strada di Washington, nel palazzone del Fondo monetario, non ha alternative alle dimissioni. A sessantadue anni, la sua brillante carriera si è conclusa in una stanza dell’Hotel Sofitel di New York. Nato a Neuilly-Sur-Seine, elegante sobborgo parigino, e proveniente da una famiglia ebrea «mista» sefardita-askenazita, Strauss-Kahn è un enarca a metà: ha infatti insegnato all’École nationale d’administration (Ena), dove aveva però fallito la prova d’ingresso da studente. Esponente di spicco della gauche caviar, il socialismo francese che non rinuncia a lussi e privilegi, nel 1986 è già deputato dell’Alta Savoia. Nel ’91 il presidente Mitterrand lo nomina ministro dell’Industria; nel ’97 diventa ministro delle Finanze nel governo della sinistra plurale guidato da Lionel Jospin.
Nel ’99 arriva la prima battuta d’arresto: viene accusato di corruzione nello scandalo Elf Aquitaine, e si dimette per difendersi. Il successo di Jacques Chirac nel 2002 lo condanna quindi all’opposizione, ed il suo tentativo di diventare il candidato socialista alle elezioni presidenziali di cinque anni fa non riesce: viene infatti superato da Ségolène Royal. Per «DSK» si chiudono momentaneamente le porte della politca, ma si aprono quelle delle altissime sfere economiche internazionali.
È lo stesso Nicolas Sarkozy ad imporlo infatti, nel 2007, come direttore generale del Fondo monetario internazionale, una carica importantissima e di grande prestigio che per qualche strano motivo sembra appannaggio pressoché obbligatorio dei francesi. Da quel momento «DSK» si divide fra Parigi e Washington, diventando oggetto di chiacchiere nelle due capitali. In Francia viene aspramente criticato per i suoi ricevimenti nell’appartamento super lussuoso che possiede a Places des Vosges, uno degli indirizzi più prestigiosi di Parigi. A Washington vive nell’altrettanto glamorous Georgetown, il quartiere dove abitavano John e Jacqueline Kennedy prima del trasloco alla Casa Bianca. Un quartierino da 380 metri quadrati e 4 milioni di dollari, acquistato da Ann Sinclair, notissima giornalista televisiva francese, moglie di Strauss-Kahn. Del resto, alla Sinclair non mancano certo i mezzi: è nipote, infatti, del mercante d’arte che fu agente di Picasso e Matisse. Una sua controversia con il fisco francese fu definita amichevolmente con la cessione di un dipinto di Matisse.
«DSK» è un bon vivant. Trascorre le vacanze in un bel palazzo di sua proprietà nella città vecchia di Marrakesh, in Marocco. L’hanno fotografato all’inizio di maggio mentre entra in un una lussuosa Porsche con tanto di chauffeur. La stampa parigina, nell’occasione, cambia in gauche porsche il tradizionale gauche caviar. Si scopre che il socialista Strauss-Kahn si veste da un notissimo, e carissimo, sarto della capitale francese. A Washington, che in fondo è una piccola città pur essendo capitale degli Stati Uniti, i pettegolezzi sul managing director del Fondo monetario oltrepassano i muri della dicannovesima strada. Pare che molte signore, dirigenti e funzionarie del Fmi, abbiano abbandonato i tailleur e i tacchi alti per un abbigliamento improntato alla modestia.
Alla conclusione del «caso Piroska», la moglie di Strauss-Kahn disse: «Tutto è passato, ci amiamo come il primo giorno». Anche oggi, Ann Sinclair afferma di «non poter credere, neppure per un secondo» alle accuse mosse nei confronti del marito. Nel 2008 tutta la Francia, compreso il presidente Nicolas Sarkozy, prese le difese di Strauss-Kahn.

Ma adesso, a favore di chi sembrava fino a ieri il candidato della gauche alla prossime presidenziali, non si levano voci di solidarietà dal mondo politico.
La parabola di Dominique Gaston Andrè Strauss-Kahn, costruita a cavallo tra socialismo pubblico e lussi privati, è alla fine. Giocatore abile e spericolato, «DSK» stavolta ha subito lo scacco matto.

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