Don Giovanni e le marionette: una sfida da perfezionare

Don Giovanni e le marionette: succulentissimo argomento per chi ama il teatro e soprattutto la vita. Eugenio Monti Colla, marionettista fuoriclasse del nostro tempo, ce ne racconta in un saggio dotto e chiaro, ritessendo la storia d'un teatro popolare ma nobile e fantasioso, concreto ed ardito che influì direttamente su Mozart e sul suo librettista Da Ponte. Un teatro di scenografie sintetizzate in pochi luoghi, che non costringono i personaggi in atmosfere premeditate, un teatro di libertà. Colla prova anche a mettere in scena il Don Giovanni di Mozart, applaudito a Treviso prima di inaugurare la stagione di Jesi, per ricostruire quel mondo originario, dove tutto scorre con irresistibile naturalezza, e ci dà buoni indizi per capire e godere. Ma per compiere il discorso ce ne vorrà ancora. Prima di tutto, la qualità. Un direttore più fantasioso ed acceso di Zsolt Hamar (il provincialismo di casa nostra chiede per Mozart direttori così purché stranieri). Una compagnia di canto con voci femminili più convincenti, e con interpreti maschili più propensi a mutare colori: per dire dei due migliori, meno epidermici del pur dotatissimo protagonista Marco Vinco e meno bonari del pur eccellente Lorenzo Ragazzo. Delle scene che ci facciano ritrovare anche la meraviglia con cui le si guardava allora.

Era annunciato un confronto fra personaggi in carne ed ossa e marionette; ma la presenza ogni tanto di un teatrino in scena risulta un po' come il passaggio rapido di Hitchcock nei film che dirige: una firma d'autore, un sorriso e nulla più

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