"Don Giussani santo subito". Il popolo di Cl lo vuole sugli altari

La Diocesi di Milano annuncia il via all’iter di beatificazione del sacerdote. Il cardinale Scola: "In lui una forza profetica"

"Don Giussani santo subito". Il popolo di Cl lo vuole sugli altari

Milano - «Ma voi credete davvero in Cristo?» chiedeva con la sfrontatezza dell’amore ai suoi liceali. È il 1954, l’Italia è cattolicissima o almeno così appare. A molti, quasi a tutti, ma non a lui, don Luigi Giussani. Dove gli altri vedono code ai confessionali, lui intuisce la secolarizzazione che avanza. Per questo compie una scelta in apparenza piccola e in verità rivoluzionaria: lasciare una prestigiosa cattedra di teologia per insegnare religione agli studenti del Berchet. Un liceo classico di quella Milano bene che si preparava a convertirsi all’indifferenza, quando non al disgusto verso la Chiesa.
Da lì è partito tutto, la fiumana di giovani e via via meno giovani che hanno seguito quel «grande educatore» in settanta e più Paesi del mondo. Come molti fondatori, non voleva fondare nulla. Si è visto nascere tra le mani un movimento ecclesiale tra i più vivi, prolifici e contestati. Nella Chiesa, nella società e nella politica. Dici Comunione e liberazione, capita a tutte le cose fatte di uomini, anima e corpo, carne e sangue, sono molto amate e grande segno di contraddizione. Un destino che si ripete da duemila anni.
Sette anni dopo la sua morte, avvenuta il 22 febbraio del 2005, don Juliàn Carron, presidente della Fraternità di Cl, suo erede alla guida del movimento, ha presentato all’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, la richiesta di apertura della causa di beatificazione e di canonizzazione. Insomma, don Giussani santo, anche se le tappe sono lunghe e numerose e questo è solo il primo passo.
È stato proprio il cardinale Scola, che in gioventù fu suo allievo e esponente lui stesso di Cl, a celebrare la Messa milanese che si è conclusa con l’annuncio tanto atteso dai devoti di don Gius. «Ha avuto inizio l’iter canonico per introdurre la causa di beatificazione e canonizzazione di questo benemerito figlio della Chiesa ambrosiana» comunica ufficialmente la Diocesi ambrosiana.
Adesso tocca al cardinale Scola, dopo una consultazione dei vescovi lombardi, decidere l’apertura del processo. Accanto all’affetto, allo studio, all’ammirazione di una vita, parla per lui l’omelia di ieri sera: «Il carisma cattolico che lo Spirito ha dato a Giussani, che la Chiesa ha universalmente riconosciuto, e di cui decine di migliaia di persone in tutto il mondo possono oggi godere, è fiorito in questa santa Chiesa ambrosiana». Ricorda «il paterno vincolo di comunione», «la forza profetica», l’«aspetto geniale» della sua proposta educativa.
Monsignor Luigi Giussani nacque il 15 ottobre 1922 a Desio e morì il 22 febbraio 2005 a Milano. Lo hanno definito «il mungitore», per quel che riusciva a tirare fuori dalle anime. «Diceva delle cose che mai avevo sentito. Era eccezionale» racconta uno dei suoi amici sacerdoti, ma parole simili sono state pronunciate da una marea di persone innamorate di quel prete che attraeva a sé e a Cristo anche atei e agnostici professi.
Ai suoi funerali, celebrati il 24 febbraio, il Duomo di Milano era stracolmo. A pronunciare l’omelia l’allora cardinale Joseph Ratzinger, che due mesi dopo sarebbe diventato Benedetto XVI. Come il suo predecessore, Giovanni Paolo II, Papa Ratzinger ha conosciuto personalmente don Giussani e non ha mai fatto mistero della sua stima. Fanno parte della famiglia pontificia, con l’incarico di prendersi cura dell’appartamento del Papa, quattro memores Domini, laiche consacrate del movimento di don Giussani.
Grandi ammiratori. Ma non sempre sono state rose e fiori. Con il cardinale Colombo, suo vescovo ai tempi della nascita di Cl, l’incomprensione era totale. Ogni lunedì andava in Curia e spesso usciva in lacrime da quei colloqui infruttuosi. In mezzo a alti e bassi è passata la storia del candidato agli altari Luigi Giussani.
Al via libera dell’arcivescovo, verrà istituito il tribunale diocesano, che con una commissione di storici e teologici nominata ad hoc, procederà ad ascoltare i testimoni convocati dalla postulatrice, la docente di Diritto canonico Chiara Minelli, vicepresidente della Fraternità di Cl.

Poi la causa si sposta a Roma, alla Congregazione dei Santi, che rivede vita opere e miracoli. Infine tutto arriva nelle mani del Santo Padre. I tempi? Impossibile dirlo. Come insegna la storia, per diventare santi ci possono volere cento anni. Oppure uno.

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