«Donatori di musica» Più di cento concerti per più di mille sorrisi

«Donatori di musica»  Più di cento concerti  per più di mille sorrisi

Maurizio Cantore combatte ogni giorno sulla più crudele delle trincee, tumore al fegato, pancreas e vie biliari, bracca il killer che ha ucciso Steve Jobs, Luciano Pavarotti, Giacinto Facchetti, 8.500 nuovi malati l’anno in Italia in aumento costante.
A far ammalare è lo stile di vita, alimentazione compresa: «Una volta il cancro al pancreas veniva diagnosticato in persone dai 65 anni in su: adesso abbiamo ammalati che non arrivano ai 40».
Dirige il reparto di Oncologia di Massa e Carrara, 5.223 pazienti ricoverati solo negli ultimi cinque anni, due terzi dei quali arrivati dal resto dell’Italia, e conta i numeri della speranza: quarantaseimila trattamenti chemioterapici, 3.500 trattamenti loco regionali, una chemioterapia mirata che colpisce il male attraverso l’arteria femorale, e presto potrà contare su un dispositivo per la Tac-Pet rivoluzionario, all’avaguardia nel mondo, che ha il nome di una navicella spaziale, Discovery 690, e due soli indirizzi dove trovarla, Carrara, appunto, e Parigi.
Tecnica, scienza, fantascienza, ma anche numeri virtuosi: il nosocomio è uno dei pochi in attivo in Italia, un istituto sano, proprio adesso che dappertutto tira aria viziata.
Non c’è solo scienza nei corridoi dell’ospedale, ma amore vero. É all’avanguardia anche in questo, non solo una patologia da curare, ma un essere umano da amare: «Ti stiamo a fianco, non ti lasciamo mai solo, questa è la nostra filosofia e l’impegno di tutti i giorni, qui ogni malato di cancro in tutte le fasi della malattia, dalla diagnosi alla fine delle cure, persino alla fine della vita, trova dei compagni di viaggio, è sempre dentro la vita che scorre. Non è con i soli farmaci che si risponde ai bisogni dei pazienti oncologici, ci vogliono anche sorrisi, abbracci, silenzi».
E la musica. Cantore, bolognese, 54 anni, figlio e padre di medico, combatte tumori da ventidue anni, scortato da otto da Andrea Mambrini, suo braccio destro, l’altra parte di sé, innamorati della vita, dei loro pazienti, della musica appunto, un alleato invincibile nelle cure, perchè combatte la paura, ti dà il coraggio che a volte manca per affrontare le terapie.
Ogni mercoledì sera, nella Sala della musica del reparto c’è un concerto esclusivo per i malati. Qui hanno cantato Gino Paoli, Renzo Arbore, Paola Turci, Dario Vergassola, Stefano Bollani, Dolcenera.
Più di cento concerti, più di mille sorrisi. E quando non si esibiscono i professionisti lo fanno loro, i medici, al pianoforte o alla chitarra, sempre con i malati, la finestra che dà sul mare.
Ma il progetto «Donatori di Musica», che Cantore e Mambrini hanno lanciato cinque anni fa, ormai è un’epidemia: è sbarcato anche negli ospedali di Bolzano, Sondrio, Reggio Emilia, Verona, Roma, Brescia, e presto all'Istituto dei Tumori di Milano, allo Ieo, all’Ospedale del cervello di Palermo, Siena, Genova, Vicenza.
L’ultimo è stato Catania: Martin Berkovsky, che ha superato un tumore all’esofago, ma non il male, si è esibito al pianoforte all’Ospedale Garibaldi di Catania. Infine il contagio è arrivato persino in America.
Hanno riorganizzato l’architettura delle stanze e delle giornate, il «Lei» è sparito dal reparto, la partita con il male è lunga, ma alla fine si vincerà, con l’aiuto della musica.


In ospedale impari l'arte della pazienza, a vivere passo dopo passo, pensi alla prossima ora, la tua vita smette di essere un progetto, un desiderio e diventa reale. Forse è vero che quando uno salva la vita di qualcuno salva sempre anche una parte di sé. Anche sulla più crudele delle trincee.

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