È una rivoluzione che sta passando sotto silenzio, ma che potrebbe avere conseguenze molto serie, arrivando addirittura a scoraggiare i donatori di sangue nel Lazio. O, perlomeno, a riportare la situazione indietro di dieci anni. Ci stiamo riferendo al provvedimento inviato dal direttore del Dipartimento Sociale della Regione ad Asl, policlinici universitari, Irccs e Ifo, con il quale viene «scippato» ai Servizi Trasfusionali la competenza sul processo di raccolta ed esame del sangue, trasferendone la competenza ai singoli laboratori degli ospedali. Lo scopo dichiarato non sarebbe nemmeno così deprecabile, ed è quello del risparmio tanto necessario per le disastrate casse della sanità locale, ma è il metodo a essere discutibile, stando almeno a quanto denuncia Fabio Desideri, vicepresidente alla Pisana della commissione Urbanistica.
«Contro il provvedimento - spiega - si è schierato compatto il fronte degli operatori del settore perché, oltre a non evitare sprechi, provocherà la riduzione delle donazioni». La ragione è presto detta: potrebbe diventare molto più laborioso di quanto sia già oggi e meno immediato andare a compiere un gesto così pieno di valenza sociale.
«Attualmente - aggiunge - i Servizi Trasfusionali eseguono lintero processo, dalla raccolta del sangue, alla validazione, alla distribuzione e allassegnazione ai pazienti, utilizzando un unico sistema informatico, Emonet, garantendo la rapidità degli esami e la sicurezza delle donazioni». Se il provvedimento regionale diventerà operativo, gli esami diverranno di competenza dei laboratori dei singoli ospedali, rendendo frammentario un ciclo fino a ora unitario. Toccherà ai laboratori poi, ciascuno mediante il proprio sistema informatico, e in alcuni casi ancora via fax, a inviare gli esiti ai Servizi Trasfusionali che, a loro volta, dovranno trasferirli manualmente sul sistema per poter «ufficializzare» la validità del sangue. Come si capisce è un processo parecchio laborioso. «Il provvedimento - fa notare Desideri - causerà la paralisi del processo. Non a caso, il Comitato dei dipartimenti interaziendali di medicina trasfusionale, il Centro regionale di coordinamento e compensazione e la Società italiana di medicina trasfusionale e immunoematologia hanno già messo nero su bianco i loro pareri sfavorevoli».
Lesponente del Pdl ha anche la sua ricetta da proporre, lalternativa a quella che non sembra esattamente una scelta virtuosa per il settore: «Se proprio economia si vuole fare - conclude - allora sarebbe meglio ridurre il numero dei Servizi trasfusionali, comè previsto dal Piano sangue regionale». Senza creare rischi di spezzettare lintero sistema, procedere a passo di gambero e, soprattutto, rendere più laboriosa la donazione del sangue. Un bene scarso di cui cè sempre enorme bisogno.
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