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Una donna entra nel governo in Kuwait

La docente universitaria Massouma Mubarak diventa ministro della Pianificazione e dello sviluppo

Fausto Biloslavo

Per la prima volta nella sua storia il Kuwait ha una donna ministro. La sorprendente nomina è stata annunciata ieri e riguarda Massouma Mubarak, eroina dei diritti delle donne, editorialista e docente universitaria, chiamata a dirigere il dicastero della Pianificazione e dello sviluppo degli affari amministrativi. «Lo ritengo un grande onore per le donne kuwaitiane e un apprezzamento della loro lotta e dei servizi resi al Paese», è stato il commento a caldo della prima donna ministro del Paese islamico.
Cinquantasette anni, attivista per i diritti umani, la neoministro ha conseguito un dottorato in relazioni internazionali all’Università di Denver, in Colorado. Dal 1982 insegna scienze politiche all’ateneo della capitale, Kuwait City, e collabora con il quotidiano Al Anba. Inoltre si tratta dell’unico membro sciita del gabinetto dominato dai sunniti. La Mubarak punta a far approvare una quota fissa per le donne nel Parlamento kuwaitiano, evitando così sconfitte certe a causa della forte influenza fondamentalista.
Il primo ministro sheikh Sabah al-Ahmad al-Sabah ha spiegato «che la nomina di una donna è un passo speciale che da tempo volevamo compiere». L’emirato sta imboccando la lenta strada delle riforme, nonostante l’opposizione dei radicali islamici, in risposta alle pressioni degli Stati Uniti, che hanno fortemente voluto il diritto di voto e di candidarsi per le donne, approvato il 16 maggio scorso.
L’economista Rola Dashti ha commentato la nomina del ministro donna come «il simbolo del movimento per il suffragio universale in Kuwait». Le donne kuwaitiane si battono da 40 anni per i loro diritti politici in uno dei Paesi del Golfo, che comunque è il primo ad avere un Parlamento eletto dal popolo. Un’altra attivista per i diritti delle donne, Lulwa al-Mulla, ha sottolineato che si tratta di «una decisione verso la democrazia».
Le donne del piccolo ma ricco emirato avevano già conquistato ruoli di primo piano nel settore petrolifero, dell’istruzione e in diplomazia. La nuova legge sulle donne in politica è stata duramente avversata dai movimenti religiosi estremisti, come Salaf. Dopo una maratona parlamentare la norma è passata con 35 voti favorevoli, 23 contrari e un’astensione. Gli islamici radicali, però sono riusciti a imporre un emendamento che prevede il rispetto della sharia, la legge del Corano, da parte delle donne candidate. Non è chiaro il peso di questo vincolo, ma si teme che durante la campagna elettorale per le parlamentari del 2007 le donne subiranno restrizioni per quanto riguarda la propaganda e soprattutto i comizi in pubblico.
La legge non è stata approvata in tempo per il voto comunale dei primi di giugno, ma l’emiro, Sabah al-Ahmad al-Sabah, ha voluto dare un segnale forte, ancora prima del via libera all’incarico di ministro da una donna.

Il 6 giugno ha nominato due donne, Shaikha Fatima Nasir Al-Sabah della famiglia reale, e Fawziya Al-Bahar, nel consiglio municipale della capitale, per i seggi riservati alla discrezionalità dell’emiro.

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